Racconto: Una verità

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Mariodm93
view post Posted on 1/7/2011, 00:16




Una verità


di Cronos79






La stanza era avvolta nell’oscurità, ad eccezione della luce prodotta dalle basse fiamme che ardevano nel camino.
Su un basso mobile alquanto malconcio giaceva, rovesciata su un lato, una bottiglia di liquore.
Alcune gocce del contenuto cadevano pigramente sul pavimento sporco, poco lontano dai piedi di un uomo seduto su una poltrona che, come lui, aveva visto tempi migliori.
Aveva un aspetto trascurato, con i vestiti sporchi e stropicciati, una barba di diversi giorni gli copriva il viso, tranne in un punto della guancia, segnata da una cicatrice.
Era immobile, abbandonato contro lo schienale della poltrona, con lo sguardo perso in luoghi passati e lontani.
Lentamente, come ad accarezzare qualcosa di delicato e fragile, faceva scivolare le dita lungo il piatto della spada tunuta appoggiata sopra le gambe, seguendone la scanalatura centrale.
La lama era opaca, il filo smussato e scheggiato in diversi punti, vicino alla guardia presentava segni di ruggine e il cuoio che fasciava l’impugnatura era visibilmente consumato anche se era passato molto tempo da quando era stata usata veramente.
Lì nella penombra, l’uomo lasciava la mente vagare tra i ricordi.

Si trovava sulle mura di una città fortificata, intento a guardare il sole calare sull’orizzonte, alle spalle di un esercito che assediava la città.
L’ombra dei soldati nemici si protraeva lentamente verso le mura come preannunciando l’attacco che sarebbe presto avvenuto.
A quei tempi era un soldato tra tanti e quella era la sua prima vera battaglia.
Ricordava il misto d’eccitazione e paura che gli aveva attraversato il corpo alla vista del nemico che si lanciava all’attacco, le urla che gli erano rimbombate nelle orecchie e sembravano far vibrare le mura.
Per i difensori era stata una battaglia persa in partenza, pur avendo il vantaggio della posizione con la protezione delle fortificazioni.
I nemici erano semplicemente troppo numerosi e sembravano non temere la morte. Però, prima di ritirarsi e perdere la città, erano riusciti a trattenere i nemici il tempo necessario a far fuggire i civili.
L’ultimo suo ricordo di quella battaglia era il sorgere del sole in parte oscurato dal fumo proveniente dalla città in fiamme.

Dopo quella battaglia si era scontrato sempre più spesso contro i soldati del Re Oscuro, che invadevano le terre dei Regni o si limitavano a razziare qualche villaggio di confine. Altre volte era lui ad andare nel Regno dell’Ombra con alcuni compagni, per salvare qualcuno o recuperare qualcosa portato via durante le razzie.
Ad ogni battaglia, non importava se vinta o persa, la sua fama di condottiero e paladino del regno aumentava, diffondendosi in tutte le terre dei Regni.
Si diffusero anche dicerie su delle profezie che lo vedevano come il campione che avrebbe sconfitto in modo definitivo il Re Oscuro.

Quando i Signori dei Regni, stanchi di vivere nella paura causata delle incursioni dell’Esercito Oscuro, si erano riuniti per organizzare un attacco al Regno dell’Ombra, lui fu convocato.
I Sovrani gli affidarono una missione che, come gli dissero, avrebbe deciso le sorti del conflitto.
Aggirando le truppe nemiche, distratte dall’esercito alleato che gli andava incontro, Lui e alcuni valorosi dovevano affrontare direttamente il Re Oscuro nella sua fortezza.
Fu un viaggio lungo e pericoloso, dove perse diversi compagni e amici, ma alla fine arrivarono alla Città Nera.
La città prendeva quel nome dal fatto che la maggior parte delle costruzioni, comprese le ciclopiche mura difensive, erano costruite con una particolare roccia nera da una strana lucentezza, che si trovavano solo in quel regno.
Il ricordo di quella vista gli incuteva ancora lo stesso senso di timore e meraviglia che aveva provato quel giorno.
Passare il primo anello di mura fu semplice, le guardie erano annoiate e poco professionali, bastò poco per ingannarle e varcare le porte. Superarono rapidamente quella parte esterna della città, spostandosi in quelli che un tempo dovevano essere vicoli, ma che si presentarono solo come dei varchi tra baracche diroccate e detriti ammucchiati.
Il secondo anello di fortificazione era meglio sorvegliato e le guardie più attente, ma riuscirono lo stesso a passare senza incidenti.
Per attraversare la città interna dovettero essere più cauti.
Era la parte abitata dai cittadini più ricchi e potenti, le cui sfarzose case erano circondate da muri alti più di due metri, che davano alla strada l’aspetto di un labirinto caotico. Alcune ronde perlustravano le strade, ma grazie all‘attacco in corso sul confine, non restavano molti soldati stanziati in città ed evitare quei pochi non era complicato.
In poche ore dal loro arrivo si trovarono nel centro della Città Nera dove si ergeva la fortezza del Signore Oscuro.
Più che una fortezza aveva l’aspetto di un tempio e forse una volta lo era stato. Varcata la soglia, dopo essersi liberati delle quattro guardie, si ritrovarono in una grande salone con diverse file di colonne e, infondo dove sarebbe potuto esserci un altare, c’era un trono vuoto.
Perlustrando la sala trovarono, seminascoste in un lato, delle scale che portavano al piano superiore. Nei corridoi dei piani superiori qualcuno li vide e diede l’allarme. I suoi compagni si fermarono a combattere cosi da trattenere i soldati mentre lui andava ad affrontare il Signore Oscuro, che certamente si trovava nella propria stanza.
Dovete forzare diverse porte e controllare alcune stanze ma alla fine lo trovò.
Probabilmente aveva sentito il rumore dei combattimenti perché lo trovò con indosso l’armatura e la spada già sguainata, pronto ad affrontare il nemico.

Un brivido gli attraversò il corpo pensando alla sensazione che aveva provato trovandosi davanti alla propria nemesi.
Durante lo scontro il mondo sembrò sparire.
L’unico suono era quello delle loro spade che si scontravano creando una pioggia di scintille.
La loro forza e abilità sembrava equivalente e la battaglia destinata a protrarsi in eterno.
Finte, schivate, affondi e parate si susseguirono per un tempo indefinito e la stanchezza, con lenta inesorabilità si propagava nei loro corpi.
Forse fu proprio questo a tradire il Re Oscuro, la sua difesa lasciò un varco che lui fu pronto a sfruttare.
Provò una strana sensazione nel sentire la lama della spada attraversava facilmente nel corpo del nemico e crollare a terra.. un misto di gioia per la vittoria e tristezza per la fine di quello scontro.
Prima di morire, il Re Oscuro gli aveva rivolto uno sguardo e, con un accenno di sorriso, gli aveva detto due parole… parole assurde e le aveva ignorate considerandole solo come il vaneggiamento di un moribondo.

La notizia della sconfitta del Signore Oscuro si diffuse in fretta.
Attraversando il paese era accolto ovunque da eroe e acclamato dalla popolazione come salvatore. Giunto nella capitale dei Regni trovò che i festeggiamenti erano già iniziati da diversi giorni, ma il suo arrivo ridiede vitalità alla festa che proseguì per lungo tempo.
Furono giorni di gioia, ma alla fine finirono e si tornò alla vita di tutti giorni.
Tutti tranne Lui che non aveva una vita a cui tornare.
La gente chiedeva che fosse proclamato generale e che gli fosse dato un titolo nobiliare, ma i sovrani non intendevano dargli un ruolo di potere per paura che potesse tentare di impadronirsi del trono, cosa che gli sarebbe riuscita facilmente potendo contare sull’appoggio della popolazione adorante e dell’esercito.
Gli fu dato lo stesso il titolo di conte e della terra, anche se molto lontano dalle grandi città, ma venne anche dichiarato che i Regni avevano ancora bisogno del suo condottiero e fu mandato a combattere briganti e fuorilegge che avevano sfruttato le guerre per operare indisturbati.
A lui andava bene anche così, voleva essere d’aiuto al suo paese e alla gente che lo abitava, ma voleva anche combattere. Era un guerriero che aveva vissuto combattendo ed era la sola cosa che voleva e sapeva fare.
Ma la situazione era ben diversa da quella che immaginava.
I briganti, che in teoria doveva combattere, non appena lo riconoscevano nel vedere il suo vessillo o fuggivano o si arrendevano. All’inizio ci rise sopra, felice di non dover rischiare la vita dei suoi uomini ma, col passare del tempo, iniziò a sentirsi sempre più frustrato da quella situazione.
La notte sognava quell’ultimo combattimento con il Signore Oscuro e si svegliava con le sue ultime parole che gli echeggiavano nella mente.
Passarono i mesi e la situazione non era cambiata, diventando sempre più snervante essendo ormai evidente l’inutilità della sua presenza lì.
Un giorno arrivò a rifiutare la resa di una banda di briganti i quali, sentendo il rifiuto e vedendo la rabbia sul suo volto, si gettarono a terra impauriti supplicando pietà.
Provò l’impulso di lanciarsi contro di loro e trucidarli dal primo all’ultimo e questo lo spaventò.
Era chiaro che non poteva continuare così, quindi ritorno nella capitale e si presentò davanti ai Regnanti chiedendo un nuovo incarico o una missione degna di essere compiuta.
Ma loro non avevano intenzione di affidare una qualsiasi impresa a lui, soprattutto ora che la popolazione sembrava averlo dimenticato.
Non potendo far altro che accettare, seppur con rabbia, la decisione dei Regnati, decise di lasciare tutto e andare nelle sue terre.
Aveva impiegato diversi giorni ad arrivare nella sua casa e quello che trovò lo lasciò amareggiato ulteriormente.
Le sue terre versavano in uno stato di totale abbandono e la casa non era in condizioni migliori.
Non si era curato di informarsi della situazione pensando che, come di consuetudine, ci fosse una servitù e dei contadini ad occuparsi del luogo dove vivevano.
Invece quel posto era deserto e sembrava esserlo da molto prima che gli fosse donato.
Fatto un giro nella casa, aveva costatato che non era stato lasciato molto a parte mobili troppo pesanti da essere rapidamente spostati e un paio di casse di liquori, che dovevano essere sfuggiti a chi aveva portato via tutto il resto.
Acceso il camino, si era lasciato cadere su una vecchia poltrona e aveva svuotato per metà una delle bottiglie che aveva recuperato dalle casse.
Il liquore gli aveva trasmesso una piacevole sensazione di calore in tutto il corpo, ma il gelo che provava nell’anima non aveva nemmeno accennato ad andarsene.

Ora lì, in quella stanza oscura dove si era confinato, dopo aver pensato al futuro con rassegnazione e al passato con rimpianto, gli tornarono in mente quelle ultime parole che il suo nemico aveva pronunciato in punto di morte.
Le lacrime iniziarono a scivolare lungo il suo viso e una risata piena d’amarezza riecheggiò in quella stanza. Ormai doveva ammettere a se stesso che non era stato un vaneggiamento, ma l’affermazione di una pura verità
Senza accorgersene, si ritrovò a ripetere più volte quelle parole.
«Ti mancherò».

Edited by Mariodm93 - 1/8/2011, 15:23
 
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saxosax
view post Posted on 1/7/2011, 13:09




Bella lì... l'ultimo arrivato che apre i commenti ;)
Dico appena due parole a caldo, se no mi dimentico: a me non è piaciuto tanto questo racconto perché non descrive e racconta una storia in modo molto rapido (e ci mancherrebbe, c'erano pochissimi caratteri disponibili). A me piacciono di più gli scorci di situazioni ben dettagliati, piuttosto che le storie lunghe in formato compresso.
 
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Deborah76
view post Posted on 1/7/2011, 14:54




Prima di commentare, vorrei fare una breve premessa (che per amor di uguaglianza replicherò in tutti gli altri commenti): leggerò tutti i racconti, e uno per volta li commenterò. La mia è solo un'opinione scanzonata senza pretese tecniche, nel rispetto dell'autore/autrice. Scrivere è mettere in luce un po' di noi stessi, perciò: un applauso a tutti!
E ora: povero soldato! :( Una premessa molto lunga, forse troppo, per poter calare il lettore nell'animo e nella situazione del protagonista; ma il finale, quell'unica riga di due sole parole, rende giustizia all'aspettativa.
Complimenti all'autore/autrice.
 
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Nauthiz7
view post Posted on 1/7/2011, 21:42




anche io ho avuto l'impressione che la premessa fosse troppo lunga e lenta; ha più la struttura di un tema che di un racconto, sembra che l'autore si sia impegnato benissimo a "spiegare" fatti e ambientazioni, tralasciando di creare le atmosfere per farle "sentire" al lettore, ma il finale è molto buono.




Edited by Nauthiz7 - 23/7/2011, 08:35
 
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Cronos79
view post Posted on 3/7/2011, 23:21




Una vita descritta in poche righe.
Non facile da fare ma poteva venire meglio.
Ad ogni modo complimenti :)
 
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Angela1993
view post Posted on 28/7/2011, 21:15




Devo dire che lascia un certo amaro in bocca che fa riflettere, però si poteva fare di meglio. Ho la sensazione che manchi qualcosa... non saprei dire con precisazione cosa, e di questo me ne scuso, so solo che avverto un vuoto.
 
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Nonno D'acciaio
view post Posted on 29/7/2011, 11:31




PREMESSA:
Le mie critiche ai racconti vogliono essere costruttive e, se possibile, aiutare gli autori a migliorare non solo il loro scritto ma anche il loro stile. Non sono nessuno e non mi credo chissaché ma penso che un parere sincero valga più di mille opinioni false o mezze parole.

Come non essere d'accordo con saxosax e Nauthiz7. Questo racconto è troppo: troppo corto per raccontare tutto, troppo veloce per apprezzarne la trama, a tratti anche troppo scontato per far si che il lettone ne rimanga attratto. La struttura e lo stile lo precisi e nella maggior parte dei casi ottimi. Quello che gli manca sono la caratterizzazione dei personaggi che sono semplici marionette, l'analisi dei pensieri, i dialoghi e le emozioni. Sembra che non ci sia spazio per tutto questo: è vero c'erano poche parole a disposizione e forse proprio per questo non è stata una scelta azzeccata organizzare la narrazione in questo modo. Se ci si fosse meno concentrati sulla narrazione della storia, sugli avvenimenti e sul perché delle cose (di cui al lettore può importare si e anche no; anzi, le cose non dette o appena accennate arricchiscono le narrazioni con quel tocco di velato mistero) ma si fosse lasciato spazio al VERO punto focale del racconto (la mancanza di obbiettivi da parte del protagonista dopo una vita di storiche imprese eroiche) allora sarebbe stato tutto diverso. Credo che in un racconto breve (specialmente in quelli brevissimi) si debba quasi per forza di cose cercare la qualità rispetto alla quantità perché quest'ultima non riesce a darti un valore aggiunto. Bensì talvolta risulta anche controproducente.

Io credo che lo spunto, l'idea e lo stile ci siano tutti come premesse per qualcosa di ottimo. Purtroppo la realizzazione è stata fuorviata da una cattiva idea di progetto.
 
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Cronos79
view post Posted on 1/8/2011, 20:39




In verità, il racconto è volutamente superficiale per quanto riguarda il personaggio.
L'idea era quella di generalizzare la storia. Niente nome ne ideologie.
Solo il classico eroe predestinato contro il classico cattivo.
in modo che chi leggeva si sarebbe trovato a pensare ad altre storie simili già lette, senza essere limitato da mie descrizioni.
Come ha detto Nonno d'acciaio, è risultata una cattiva idea di progetto che non sono riuscito a realizzare come si deve.
Grazie a tutti per i commenti.
L'anno prossimo farò di meglio :)
 
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7 replies since 1/7/2011, 00:16   175 views
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