Racconto: Sim e Gippi

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Mariodm93
view post Posted on 1/7/2011, 00:10




Sim e Gippi


di Davide Sassoli






“Tira! Tira! Tiraaa!”
“Mi fa male!”
“Devi tirare altrimenti non viene via, aspetta che prendo le pinze.”
Gippi si levò e planò oltre il letto della cameretta, si spinse col piede e salì fino al ripiano vicino al soffitto dove c'erano le piccole pinze che Sim usava per storcere le braccia dei modellini in plasti-gomma, per renderli più “mutanteschi”.
“Dai vieni qua” lo esortò il bambino più grande, mentre Sim si rintanava spaventato in un angolo della stanza.
“Mettile via!”
“Non fare il bimbo.”
“Io sono un bimbo, mettile via!”
“Piantala.”
“Mettile viaaa!”
Il soffio delle porte che si aprivano placò in un attimo la paura di Sim.
“Mamma! Gippi mi vuole mettere le pinze in bocca.”
Sua madre squadrò il bimbo più grande con aria severa. Disse: “Dammele. Forza Gippi, lo sai che io e il papà di Sim non vogliamo vedere queste cose nel nostro alloggio.”
“Ma mio papà le fa” protestò fieramente questi. “Mio papà dice che voi siete mollaccioni e avete sempre paura di fare le cose.”
“Sono felice di saperlo” rispose la mamma di Sim senza scomporsi. “Credo che farò due chiacchiere con tuo padre allora.”
Gippi sembrò improvvisamente incerto su cosa dire, poi decise che era meglio farsi da parte e posare le pinzette sul letto.
“Valle a mettere dove le hai prese” gli ordinò la signora Razgo.
Gippi obbedì.
“Che succede, tesoro?” chiese la mamma a Sim, aleggiando preoccupava verso il figlio che era ancora rannicchiato nell'angolo.
“Ho un dente mollo, ma non viene via.”
“Perché sei smidollato!”
“Stai zitto!”
“Gippi, se non la smetti ti rimando a casa.”
Gippi non dissi altro.
“Fammi vedere.” La signora Razgo si avvicinò e allungò una mano con delicatezza.
“Ahi!”
“Fermo.”
“Ahia!”
Sim si ritrasse chiudendo la bocca. La madre lo guardò di sottecchi, mimando un'espressione contrita.
“Se non apri la bocca e mi fai vedere te lo devi tenere così” sentenziò.
Sim non si mosse.
“D'accordo, io vado. Lascio fare a Gimpi”
“No!”
“Allora apri la bocca.”
Sim oppose ancora qualche attimo di resistenza, giusto per farle vedere che la bocca l'apriva quando voleva lui.
“Eh sì, è proprio mollo, guarda” disse la signora Razgo toccando il dente e facendolo dondolare. “Ora non muoverti che lo togliamo...”
“Ahh...”
“Stai tranquillo e non ti muovere.”
“Ah!”
“Ecco fatto!”
Nella mano di sua madre ora c'era un piccolo incisivo, con una leggera crostina nera a indicare il punto in cui usciva dalla gengiva. La Signora Razgo sperava che quello sporco se ne andasse con i denti nuovi, i dentisti non sapevano mai cosa dire se non che era un fenomeno in aumento specialmente nei più piccoli, forse dovuto ai filtri dell'aria.
“Questo lo tengo io, va bene?” disse allegra la madre al figlio, che ora stava tastando con un dito il buchetto fra i suoi denti. “Sta notte te lo metto sotto il cuscino così arriva la formichina dalla Terra a prenderlo e magari ti porta una bel credito.”
“La Terra non esiste” sentenziò beffardo Gippi, che aveva assistito al tutto senza fiatare.
“Di che colore?” chiese entusiasta Sim, che probabilmente non l'aveva neanche sentito. “Blu?”
La signora Ragzo rise di gusto. “Non credo che tu possa essere stato così bravo da meritare che la formichina ti regali un credito blu. É più probabile che sia verde.”
Sim era deluso. “Perché solo verde?”
“Forse però sarà giallo, se sei stato abbastanza bravo.”
“Ma la Terra non esiste!” sbraitò frustrato Gippi. “E non esiste neanche la formichina.”
“E tu come fai a saperlo, Gippi?” lo canzonò la signora Razgo.
“Me lo ha detto papà. La Terra è solo una favola per i bambini creduloni e scemi.”
La madre di Sim non rispose, soffrendo dentro di sé per quel bambino, di solo un anno più grande di suo figlio ma che il padre trattava come se fosse nato già grande. Gom era un uomo di buon cuore, in fondo, ma troppo ignorante per essere capace di allevare un figlio da solo.
“Sì che è esistita!” stava protestando intanto Sim, infuriato e totalmente dimentico del dolore e della paura di poco prima. “Mio nonno mi parlava sempre della Terra.”
“Tuo nonno era scemo.”
Sim si gonfiò come un palloncino e stava per sbraitare tutta la sua rabbia addosso all'amicetto. La signora Ragzo decise di intervenire. Disse con voce pacata: “Gippi, da dove vengono gli esseri umani?”
Gippi rimase silenzioso per un attimo. “Chissenefrega” sentenziò infine.
“Io credo che siano venuti dalla Terra, mio padre diceva sempre di averla vista quando era giovane e lui ha fatto la stasi. Sim te l'ha mai raccontato?”
“Sì.”sbuffò Gippi “Ma secondo me siete tutti scemi.”
“A me piace credere nella Terra” disse ancora la madre di Sim “Mi piace pensare che c'è un posto da dove siamo venuti, e in cui forse un giorno torneremo.” Fece una pausa, rapida dai ricordi. Poi disse rivolta a Gippi: “Puoi rimanere qui fino all'ora del pasto, poi devi tornare a casa. Intesi?”
“Sì, signora Ragzo.”
“Cosa facciamo?” chiese Sim quando sua madre fu sparita dietro le porte.
“Andiamo giù nelle bolle!” disse entusiasta Gippi.
“Non ci posso andare. Vuoi giocare a Genga?”
“No. Mi fa schifo. Andiamo nelle bolle. Dai, tua mamma non ti vede.”
“Va bene...”
Uscirono dalla camera di Sim dicendo che andavano a fare un giro per il livello alto. La signora Ragzo era distesa nella cella-giorno e guardava lo schermo sul soffitto, diede il permesso raccomandandosi di non fare tardi e li guardò appena, presa com'era da una delle sue trasmissioni che parlavano di persone importanti.
Gippi, tallonato da Sim, si lanciò danzando per i corridoi quasi vuoti; era quasi l'ora del pasto. Quando arrivava vicino a una curva si dava lo slancio saltando e spingendosi con un piede sul muro. Sim cercava di imitarlo, ma non azzeccava mai l'angolo e finiva sempre contro il muro opposto perché era andato tropo stretto. Gippi lo prendeva in giro e andava a vanti.
“Scendiamo per i pilastri.” propose Gippi quando furono vicino a una delle entrate dei vecchi condotti di discesa.
“E se ci vedono?” protestò Sim.
“Chi vuoi che ci veda, scemo!”
“Ma poi torniamo su per la scala vero?”
“Uffa, che succhia-ventosa che sei. Sì, torniamo per la scala così tu non hai paura a tornare su per il pilastro.”
“Io non ho paura!”
Ma Gippi non lo stava più ascoltando e si stava già infilando attraverso la piccola apertura triangolare tra il muro e la doppia lamiera che avrebbe dovuto chiudere l'accesso alla tromba di discesa. Faticò a passare, vista la sua stazza, e Sim lo prese in giro.
“Stai zitto e muoviti” sbottò l'altro.
Gippi si lanciò giù, spiraleggiando attorno al palo di metallo aggrappato con una mano sola. Sim invece si aggrappò con entrambe le mani per scendere.
Quella cosa gli faceva venire una paura da matti, ma non poteva farlo vedere a Gippi.
Sotto non c'erano luci, perché la luce veniva da Fuori. Gippi aleggiò tranquillamente verso il perimetro e posò una mano sul freddo vetro di una delle bolle.
“Dai vieni!”
Sim non si mosse.
“Fifooone! Fifooone! Fifooone!” lo canzonò l'altro.
Sim fece qualche piccolo salto e poi si fermò di nuovo. Ma come faceva Gippi a non avere paura di tutte quelle cose lunghe e verdi che si vedevano Fuori? Una volta Sim le aveva viste che si muovevano ed era scappato saltando come un matto.
Gippi intanto stava perdendo la pazienza. “Allora, ti muovi? Sei proprio un...”
Improvvisamente un essere schifoso fatto a croce andò a sbattere contro il vetro proprio dove stava Gippi e si attaccò con la bocca rotonda, come se volesse cercare succhiarlo fuori. Il bambino balzò e planò indietro spaventato e Sim si mise a ridere, improvvisamente dimentico delle sue paure.
“Hai paura dei succhia-ventoosa! Hai paura dei succhia-ventooosa!”
“Stai zitto io non ho paura!”
La schifezza era ancora lì attaccata ma adesso la bocca si muoveva più lentamente.
“Dai andiamo via.”
Gippi si mosse e Sim fu ben felice di seguirlo.
Quella sera la mamma venne a metterlo a letto.
“Cos'avete fatto tu e Gippi oggi?” gli chiese sorridente mentre saltava dolcemente sul letto assieme a lui.
“Siamo stati a prendere un frutto freddo al livello alto.”
“E chi l'ha pagato?”
“Gippi”
La signora Razgo rimase in silenzio per un po'. Disse poi: “Dopo che ti sei addormentato vengo a metterti il dentino sotto il cuscino, così la formichina dalla Terra se lo viene a prendere.”
Sim si girò dall'altra parte imbronciato. “La formichina non esiste” borbottò.
Sua madre si distese accanto a lui e lo abbracciò, accarezzandogli dolcemente la fronte e stampandoci sopra un bacio. Disse: “Forse la formichina della Terra non esiste.” Sim la guardò. “Ma tu alla Terra ci credi non è vero? Il nonno te ne parlava sempre. Ti ricordi del nonno, Sim?”
Sim ricordava, ma erano ricordi sfuocati. Sapeva che aveva fatto la stasi e che parlava tanto. Si ricordava che gli urlava sempre di non balzare da una parte all'altra del letto, e di quando lo vedeva saltare al soffitto e si precipitava sotto di lui per prenderlo convinto che ci si facesse male: lui non lo faceva mai, quindi credeva che fosse pericoloso.
“Sì” disse alla mamma, rannicchiandosi fra le coperte. “Domani mi porti il credito giallo?” chiese mugolando.
Sua madre si avvicinò al suo orecchio. “Solo se mi prometti che non andrai più nei livelli bassi.”
“Va bene.”
“Allora siamo d'accordo. Ma non dire al papà che abbiamo fatto questo patto, intesi?” disse strizzandogli l'occhio. “Buoni sogni tesoro.”
“Ciao mamma.”

Edited by Mariodm93 - 1/8/2011, 15:09
 
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Deborah76
view post Posted on 1/7/2011, 15:37




Prima di commentare, vorrei fare una breve premessa (che per amor di uguaglianza replicherò in tutti gli altri commenti): leggerò tutti i racconti, e uno per volta li commenterò. La mia è solo un'opinione scanzonata senza pretese tecniche, nel rispetto dell'autore/autrice. Scrivere è mettere in luce un po' di noi stessi, perciò: un applauso a tutti!

Che dolce questo racconto! ^__^ Una fiaba semplice semplice ma carica di significato. Carina, scorre via velocemente per la presenza di molto dialogo. Devo dire una cosa, però: quanto possono essere antipatici, a volte, certi bambini! :P
 
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Nauthiz7
view post Posted on 23/7/2011, 08:19




Favola per un pubblico molto giovane, che si gusta più alla seconda rilettura, quando si ha già in mente l’ambientazione e si può lavorare di propria fantasia. Avrei investito di più sulle descrizioni: il punto forte del racconto non è tanto la trama, quanto l’ambientazione in un mondo artificiale del futuro, ma si poteva sfruttarlo meglio. Ho dovuto ricorrere alla mia fantasia per dare immagini alla storia e anche i personaggi sono appena abbozzati. Non capisco come sia possibile che abbiano dubbi sull’esistenza della Terra (quindi si presume che l’uomo vi manchi da almeno secoli e generazioni), quando poi si dice che il nonno l’avesse vista in gioventù (e non è possibile fosse stato l’unico a testimoniarlo). Qualche errore qua e là di poca attenzione, ma in generale ben scritto. visit_kr
 
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Cronos79
view post Posted on 23/7/2011, 09:03




racconto molto carino ma mi lascia con la sensazione che manchi qualcosa.
forse, come detto da Nauthiz7, sono le descrizioni.
ad ogni modo Complimenti.
 
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Nonno D'acciaio
view post Posted on 25/7/2011, 20:26




PREMESSA:
Le mie critiche ai racconti vogliono essere costruttive e, se possibile, aiutare gli autori a migliorare non solo il loro scritto ma anche il loro stile. Non sono nessuno e non mi credo chissaché ma penso che un parere sincero valga più di mille opinioni false o mezze parole.

Forse l'idea che aveva in testa l'autore era molto bella, ben ponderata, con un suo scopo e, perché no, ricca di un significato profondo. Purtroppo nel testo non compare nessuna di qeuste cose: il lettore è completamente isolato, abbandonato a sè stesso in un mondo che non conosce. Io personalmente mi sono sentito privo di ogni altro senso che non sia l'udito e, devo dire che anche quello ha sicuramente avuto il suo bel da fare. Il racconto è come una cassetta di uno di quei vecchi mangianatri con persone che parlano e tutte le poco più di 1500 parole vengono ascoltate al buio.
Al testo manca quella profondità descrittiva che ti fa vedere l'ambiente perché il narratore DEVE essere gli occhi del lettore. Forse inizialmente ci può anche stare che siano solo dialoghi però quando la scena inizia a vertere su termini che non sono inquadrati in una situazione facilmente intuibile allora il lettore non sa più dove raccapezzarsi. Si parla ad esempio di alloggi alloggio invece che di casa, di crediti invece che di soldi, di stasi come se fosse la guerra del 15/18. Il lettore deve essere guidato nel tragitto verso l'esplorazione alle realtà che si vogliono narrare.
Poi i personaggi sono deboli e poco reali: dov'è l'urlo del bambino quando la mamma gli toglie il dente? Non può fare:
“Ahh...”
“Stai tranquillo e non ti muovere.”
“Ah!”
è un urlo: "AAAAAAAAAaaaaaaaah!" deve ribombare, deve stridere, riempire l'aria

una cosa che mi ha colpito invece sono alcune terminologie come"aleggiando", "planò", "aleggiò","balzò e planò" e "dimentico". Sono terminologie forti, che indicano una ben precisa cosa ma che utilizzate un poco a sproposito, come nel caso delle prime due, o in modo insistente come l'ultima rendono la lettura fuori posto.
Perché a un certo punto Gippi diventa Gimpi?

A volte ci sono anche brutti saltelli temporale come:
«Gippi si mosse e Sim fu ben felice di seguirlo.
Quella sera la mamma venne a metterlo a letto» e dato che la formattazione non aiuta a capire lo stacco temporale credo che dovrebbe essere sottolineato in modo più netto dal narratore.

Altro consiglio che posso dare è l'utilizzo errato della punteggiatura a fine discorso diretto: da evitare assolutamente il .” mentre l'unica eccezione concessa è quella dei tre puntini di sospensione ...”

Di per sè la storia sarebbe anche interessante, dolce e significativa ma non ha la descrittività necessaria. Se posso consigliare l'autore per una cosa che faccio anche io, quando un testo lo partorisco un poco così, con un travaglio lento, doloroso e confuso, mi è utile riscrivere da capo tutto cercando di vedere con gli occhi della mente ogni singola scena e immaginando tutti i particolari, dall'arredamento di ogni stanza al singolo capello fuori posto sulla testa dei personaggi.
 
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Daisy Dery
view post Posted on 26/7/2011, 23:10




Una favola di fantascienza :D
Mi piace!
Come hanno già notato gli altri commentatori l'ambientazione è poco dettagliata. Se ne sente proprio la mancanza, proprio perchè di certo è diversa dagli ambienti domestici che conosciamo e quindi l'immaginazione del lettore non è più sufficiente.
Ti ringrazio autore-autrice, da questo racconto vedrei bene la scintilla iniziale di un romanzo distopico, non so spiegare ma l'atmosfera mi ha dato proprio questa sensazione...
Complimenti per il tuo racconto :D
 
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Angela1993
view post Posted on 28/7/2011, 21:00




Concordo con quanto è già stato detto: sarebbe stato meglio perfezionare l'ambientazione, però di base è un racconto veramente carino. Una fiaba moderna niente male :) Con un filo in più di approfondimento potrebbe saltarne fuori un bel lavoretto ;)
 
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6 replies since 1/7/2011, 00:10   99 views
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