Racconto: L'ospite

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Mariodm93
view post Posted on 1/7/2011, 00:01




L'ospite


di Benedetta Gaddoni






Damian Roux si avvicinò all’immensa libreria che occupava un’intera parete del salotto. Stevenson,Verne, Collins… c’erano quasi tutti i suoi autori preferiti. Eppure, Damian ne era certo, i coniugi Conti non avevano mai aperto nemmeno uno di quei preziosi volumi. La libreria era semplice parte della mobilia come il camino e il pianoforte.
Con un sorriso di scherno, Damian allungò una mano ed estrasse “L’isola del tesoro”. Dopodiché, tornò a sedersi nella poltrona accanto al camino e aprì il libro.
Finalmente, poteva godersi una buona lettura. Finalmente, la Signora Conti aveva smesso di tormentarlo fastidiose chiacchiere. Finalmente, Carlotta aveva smesso di strimpellare insultando i grandi del pianoforte. Finalmente, la stanza era silenziosa.
Era appena arrivato in fondo alla prima pagina, quando dei passi pesanti lo avvertirono dell’arrivo del Signor Conti. Damian si alzò, rimise a posto il libro e raggiunse la porta un istante prima che il padrone di casa la aprisse.
- Mio caro Signor Roux, - esordì Arturo Conti, con un’aria contrita dipinta sul volto pingue, - mi duole di averla fatta aspettare tanto, ma oggi avevo più lavoro del solito.
- Non si preoccupi, non mi sono nemmeno accorto del tempo che passava.
Il Signor Conti fece un piccolo inchino a mo’ di ringraziamento. – Troppo gentile. Immagino che la mia dolce consorte e la mia adorabile figlia le abbiano reso meno lunga l’attesa.
- Lei non sa quanto.
Gli occhi del Signor Conti brillarono di orgoglio mal celato. – La cena sarà in tavola immediatamente, - annunciò, fregandosi le mani tozze.
Fece qualche passo all’interno del salotto e si guardò intorno. La Signora Conti sedeva su una poltrona e gli dava le spalle. – Giada, tesoro, potresti far servire la cena?
La donna non gli rispose né si voltò. Il Signor Conti corrugò la fronte e raggiunse la poltrona. Guardò sua moglie ed ebbe un sussulto.
- Si è addormentata! – ringhiò, la testa calva che cominciava a imporporarsi per l’ira. Si volse verso Damian, le labbra che tremavano. – Mi scuso per il comportamento indecoroso di mia moglie. Addormentarsi in presenza di un ospite! Inaudito!
L’ospite scacciò quella scusa con un gesto armonioso della mano pallida.
Fuori di sé, il Signor Conti si chinò sulla moglie e le picchiettò una spalla con un dito. La donna non si svegliò. Sempre più furioso, il marito la scosse con forza.
La testa di Giada Conti ciondolò in avanti come un ramo spezzato. Il Signor Conti impiegò qualche secondo a capire che sua moglie aveva il collo spezzato. Pallido come un cencio e percorso da un brivido irrefrenabile, l’uomo si drizzò. I suoi occhi, che vagavano per la stanza come trottole impazzite, caddero sul pianoforte e sulla figura che vi sedeva davanti. Con un balzo, piombò accanto allo strumento.
Carlotta Conti era accasciata sul pianoforte, la testa premuta contro i tasti e gli occhi sbarrati. Sul pallore del suo collo spiccavano due piccoli forellini rossi da cui fuoriusciva un rivoletto di sangue. Il padrone di casa si costrinse a distogliere lo sguardo da quel terribile spettacolo. I suoi occhi vacui incontrarono quelli vigili e predatori di Damian. Conti lo fissò con un misto di orrore, sorpresa e consapevolezza. Con un immenso sforzo di volontà, alzò un dito tozzo e glielo puntò contro.
Damian calcolò che il suo anfitrione era abbastanza distante dalla biblioteca. Sorrise.
Il sangue non avrebbe imbrattato i libri.

Cecilia Morelli si appoggiò allo schienale della poltrona di vimini e osservò il mare, trattenendo a stento uno sbadiglio. Dopodiché, tornò a guardare sua cugina.
- A volte vorrei mandare tutto all’aria, - stava dicendo Elsa con l’espressione da vittima sacrificale che le riusciva così bene. – Con la scusa che un matrimonio è questione da donne, Carlo lascia fare tutto a me. Ho dovuto scegliere da sola le bomboniere, il menù, perfino la chiesa! Ti rendi conto?
Cecilia assunse un’aria contrita. – Povera cara, - mormorò, gli occhi fissi sui cubetti di ghiaccio che galleggiavano nel suo tè freddo.
- L’altra sera gli ho domandato se, perlomeno, aveva intenzione di presentarsi al matrimonio e sai cosa mi ha risposto? – strillò Elsa, sempre più infervorata.
Cecilia guardò le rose e le camelie di taffettà sul cappellino della cugina. - Cosa?
- Che lui deve lavorare! Ti rendi conto?
L’arrivo del cameriere interruppe la sfuriata di Elsa. La ragazza si sistemò il cappellino, afferrò il ventaglio e cominciò a sventolarlo per darsi un po’ di contegno.
L’uomo la guardò di sbieco, poi si rivolse a Cecilia. - La sua posta, signorina, - annunciò, chinandosi verso di lei e porgendole il vassoio su cui giaceva una piccola busta.
- Grazie.
Sotto lo sguardo indagatore della cugina, la ragazza la aprì e ne estrasse una lettera di fine fattura.
- Chi è il mittente? – domandò Elsa, la voce intrisa di ardente curiosità.
Cecilia la ignorò e si immerse nella lettura.


9 Giugno 1936
Cecilia cara,
mio marito ed io ricordiamo sempre con immenso piacere le giornate trascorse insieme a lei durante quella deliziosa crociera sul Nilo. Nostra figlia, inoltre, non fa altro che parlare di lei. Saremmo perciò lieti di averla ospite nella nostra umile dimora per le vacanze estive.
Aspetto sue notizie.

Con affetto,
Giada Conti

- Accetterai l’invito? – le domandò Elsa quando Cecilia le ebbe mostrato la lettera.
- Naturalmente.
Elsa le lanciò un’occhiata in tralice. – Quando parti?
- Oggi pomeriggio. Se mi sbrigo, riuscirò a prendere il treno delle tre e mezza.
- Oggi pomeriggio? – sbottò Elsa, incredula. La vena sulla sua fronte si era ingrossata e pulsava all’impazzata sotto la spinta del sangue. – Ma il mio matrimonio è tra una settima esatta! E tu sei una delle damigelle d’onore!
Cecilia le rivolse un sorriso enigmatico. – Non preoccuparti, cara. I signori Conti sono persone adorabili ma non credo che il mio soggiorno durerà molto.
Sua cugina le lanciò un’occhiata omicida. – Sarà meglio per la tua salute.

L’automobile si fermò, facendo stridere le gomme sull’acciottolato. Senza spegnere il motore, il tassista le annunciò che era giunta a destinazione. Cecilia lo pagò senza battere ciglio, afferrò la sua leggera borsa da viaggio e scivolò fuori dall’abitacolo. L’uomo tolse il piede dal freno, diede gas e ripartì come se avesse il diavolo alle calcagna.
Cecilia seguì con gli occhi il taxi fino a quando suoi fari non furono inghiottiti dall’oscurità. Infine, varcò il cancello della villa. Una volta di fronte alla porta, suonò il campanello. Attese qualche secondo, poi suonò di nuovo. Forse non c’era nessuno in casa.
Stava per voltarsi e tornare sui suoi passi, quando la porta venne aperta di colpo.
Un maggiordomo stava fermo sulla soglia, guardingo e ostile.
- Salve, - esordì la ragazza. – Mi chiamo Cecilia Morelli. I Signori Conti mi avevano invitato a trascorrere qualche giorno con loro. Mi scuso per l’ora ma…
Il maggiordomo la interruppe con un gesto secco. – I Signori non sono in casa, - annunciò, gelido. – Torni domani mattina.
Cecilia fece per replicare ma l’uomo la fermò di nuovo. – Torni domattina, - sussurrò con urgenza. – La prego.
- Edoardo, chi c’è alla porta? –
Il maggiordomo sobbalzò come se gli avessero dato la scossa. Guardò Cecilia con un’espressione colpevole e divenne rigido come una statua.
Sulla soglia comparve un bell’uomo sulla trentina. Indossava una camicia di lino bianca e un paio di pantaloni color crema. Lunghi capelli castani incorniciavano un viso pallido dai lineamenti delicati. I suoi occhi, verde bottiglia, erano inespressivi come quelli di una bambola. Vuoti, freddi, trasparenti.
L’uomo le sorrise. – Buonasera, signorina. Il mio nome è Damian Roux, - disse, porgendole una mano pallida.
- Cecilia Morelli - replicò la ragazza, stringendogli la mano. Mentre una goccia di sudore freddo le scivolava lungo la schiena, Cecilia si accorse che la mano dell’uomo era gelida come quella di un cadavere. – I Signori Conti mi avevano invitato a trascorrere qualche giorno qui da loro, - spiegò per la seconda volta, cercando di controllare il brivido che l’aveva presa. – Sarei dovuta arrivare solo domani mattina, ma sono riuscita a prendere il treno prima, perciò sono arrivata stasera.
Damian Roux assunse un’espressione dispiaciuta. – Purtroppo, i padroni di casa sono a teatro. Comunque, - aggiunse dando un’occhiata al suo orologio, - saranno di ritorno tra un paio di ore. Perché non si accomoda, nel frattempo?
Il maggiordomo, che si era fatto un po’ in disparte, le lanciò un’occhiata di terrore. Roux, invece, le regalò un sorriso ammaliatore e si fece da parte per farla entrare. Cecilia chinò la testa a mo’ di ringraziamento e varcò la soglia di villa Conti.
La porta si chiuse silenziosamente alle sue spalle.

Damian precedette la sua ospite in salotto, le indicò una poltrona e sedette di fronte a lei. Senza preoccuparsi di sembrare invadente, squadrò la ragazza. Doveva avere tra i venti e i venticinque anni. Indossava un paio di capri di seta e una maglietta a righe bianche e blu. I capelli castani erano raccolti sulla nuca con un semplice fermaglio a forma di conchiglia e lasciavano scoperto un viso dagli occhi neri come l’ala di un corvo.
- Appena in tempo, - osservò Damian all’improvviso.
Cecilia lo guardò senza capire.
Roux sorrise, compiaciuto. – Sta per piovere.
- Ma il cielo è sereno.
La ragazza aveva appena terminato la frase quando un tuono squarciò il silenzio. Un istante più tardi un violento temporale si abbatté sulla villa.
- Sorprendente, - commentò Cecilia, come se avesse assistito ad un gioco di prestigio.
Damian liquidò quel complimento con un sorriso. – Posso offrirle qualcosa?
- Berrei volentieri un caffè, grazie.
Roux annuì e guardò alle spalle della ragazza. Il maggiordomo sobbalzò e si affrettò a lasciare la stanza.
- Come ha conosciuto i Signori Conti?
- Durante una crociera sul Nilo. E lei?
Damian si sistemò più comodamente sul divano. – Ad un ricevimento del colonnello Coppola.
L’arrivo della cameriera, una vecchia signora un po’ robusta, interruppe la conversazione. La domestica reggeva un vassoio con una tazza di caffè, un bricco di latte e una zuccheriera. Avanzava con rapida circospezione, le mani che tremavano e la testa bassa.
Damian fece una smorfia di disgusto per quel terrore così mal dissimulato. Avrebbe dovuto uccidere lei e il maggiordomo.
La cameriera li raggiunse e depose il vassoio sul tavolino senza smettere di tremare. Sollevò la tazza e la porse alla ragazza. Di colpo, però, la sua presa attorno al manico venne meno. Il caffè si rovesciò addosso a Cecilia, macchiandole la maglietta. La ragazza lanciò un gridolino di sorpresa e si ritrasse. Roux strinse entrambe le mani a pugno, sforzandosi di non saltare al collo della cameriera.
- Mi dispiace, - singhiozzò la donna con voce rotta, paralizzata dal terrore.
- Non si preoccupi, ho una maglietta pulita nella borsa.
- Io… io… non l’ho fatto apposta, Signor Roux, - piagnucolò la cameriera. – La prego io…
Damian le lanciò uno sguardo gelido, mozzandole in gola il resto della frase. - Sono spiacente, - mormorò poi a Cecilia. – Se vuole cambiarsi, in fondo al corridoio c’è il bagno. Al suo ritorno troverà un altro caffè.
La ragazza si alzò. – Torno subito.

Cecilia imboccò il lungo corridoio che conduceva al bagno, il cuore che batteva forte. Damian Roux la inquietava. Era freddo, cinico, sottilmente crudele. Era inumano. E i domestici erano terrorizzati da lui.
Sospirando, Cecilia lanciò uno sguardo fuori dalla portafinestra. La notte era buia come non mai e la pioggia continuava a infrangersi fragorosamente al suolo.
All’improvviso, un lampo squarciò l’oscurità, illuminando un volto spettrale e due occhi folli. La ragazza sobbalzò, trattenendo a stento un grido. Il fantasma mosse le labbra e appoggiò una mano pallida contro il vetro della finestra.
Il cuore che martellava contro la cassa toracica, Cecilia si avvicinò con cautela alla portafinestra. Respirando a fondo, cercò di riprendere il controllo.
Quando fu tornata in sé, guardò di nuovo verso la figura spettrale. Non era stato un fantasma a spaventarla. Era stato un giovane biondo dagli occhi turchesi. Scostandosi una ciocca di capelli bagnati dal viso, l’uomo le fece segno di aprirgli.
Cecilia esitò, guardinga. L’uomo congiunse le mani in segno di supplica, gli occhi azzurri che mandavano lampi di inquietudine. La ragazza sospirò, infine aprì la portafinestra.
- Che cosa ci fa lei qui? – la aggredì l’uomo, una volta nel corridoio. Parlava a bassa voce e si guardava attorno con circospezione.
- Sono una conoscente dei Signori Conti. Mi hanno invitata qui per qualche giorno. Lei chi è? E perché stava spiando la casa?
L’uomo la guardò come se fosse pazza. – Chi l’ha fatta entrare?
- Un certo Damian Roux. Mi ha detto che la famiglia è a teatro…
- A teatro! – ripeté l’uomo, allibito e terrorizzato al contempo. – Ma lei non ha letto i giornali?
Senza darle il tempo di rispondere, estrasse un foglio stropicciato da una tasca dei pantaloni. Lo lisciò con una mano e glielo sventolò sotto il naso. Era il ritaglio di un articolo di cronaca nera.
“Misteriosi omicidi a Villa Conti!” urlava il titolo.
Cecilia guardò l’uomo, la bocca spalancata per lo stupore e l’orrore.
- Sono il tenente Greco, - si qualificò l’uomo. – Il colonnello Coppola mi ha mandato a dare un’occhiata alla villa. In città circolano strane voci.
- Voci?
Il tenente sospirò. – Carlotta Conti è morta dissanguata e il medico legale ha trovato due piccoli forellini sul suo collo. I più superstiziosi hanno cominciato a vociferare che si tratti di un vampiro. E che il vampiro sia il Signor Damian Roux.
- Un vampiro? - ripeté Cecilia con voce rotta.
- Superstizioni, naturalmente. Certo è che il Signor Roux è il sospettato numero uno, - aggiunse, guardandosi attorno. – E, dichiarandole che i padroni di casa erano a teatro, costui non ha fatto altro che firmare la sua confessione. Dov’è ora?
La testa di Cecilia scoppiava. – In salotto.
- Sono qui, - la corresse una voce.
La ragazza e il tenente si voltarono di scatto. Damian Roux era a pochi passi da loro. Li aveva raggiunti senza fare il minimo rumore. Sorrideva cortesemente ma i suoi occhi vuoti lanciavano scintille di furore.
- Tenente Greco, - si qualificò nuovamente il carabiniere, frapponendosi tra Roux e Cecilia. – Mi manda il colonnello Coppola. Devo farle alcune domande.
- Domande?
- Lei è il principale sospettato dello sterminio della famiglia Conti.
Una smorfia di rabbia sfigurò il bel volto di Roux. Digrignò i denti, scoprendo un paio di canini innaturalmente lunghi.
Cecilia si portò una mano alla bocca, arretrò e lasciò cadere la borsa. Il tenente lanciò un’imprecazione ed estrasse la pistola. – Non si muova!
Il vampiro sorrise, sardonico. Un istante più tardi spiccò un balzo, pronto a piombare sul carabiniere. Il tenente premette il grilletto ed esplose una serie di colpi. Tutti i proiettili centrarono il petto di Roux. Il vampiro lanciò un terribile grido di dolore e cadde a terra. Ebbe uno spasmo, poi rimase immobile.
- Andiamocene! – strillò Cecilia, afferrando il polso del tenente.
Greco si liberò gentilmente dalla sua presa, si avvicinò al mostro e si chinò su di lui. – Qualunque cosa fosse, è morta. Non deve temere più nulla.
All’improvviso il tenente spalancò gli occhi, sorpreso. Dalla sua bocca uscì un fiotto di sangue. Cecilia lo fissò senza capire. Il tenente cadde in avanti, senza vita. Il vampiro estrasse gli artigli dal suo petto, scostò il cadavere del carabiniere e con un balzo fu di nuovo in piedi. Il suo corpo sputò fuori cinque proiettili che caddero a terra con un tintinnio.
- Il suo caffè è in salotto, - disse alla ragazza con un sorriso cortese.
Cecilia barcollò, poi si lasciò cadere a terra. Un paio di braccia la afferrarono prima che toccasse il suolo.

Damian scosse delicatamente la sua ospite, costringendola a tornare in sé. La ragazza sollevò le palpebre, lo guardò con orrore e si rintanò in un angolo del divano.
- Non mi faccia del male, la prego!
Roux si pulì la mano insanguinata con un fazzoletto. – Non voglio farti del male. Voglio donarti la vita eterna. Così, sarai la mia compagna in questo noioso mondo.
Le si avvicinò e le accarezzo una guancia. Era calda e rosea. Era viva. - Non vorresti essere bella e giovane per sempre, mia cara?
- La prego, - singhiozzò Cecilia, appiattendosi ancora di più contro i cuscini del divano.
- Quando sarai come me, mi ringrazierai, - le sussurrò in un orecchio, accattivante.
Le afferrò il mento con due dita e le voltò il viso, scoprendo il suo collo candido. La ragazza non oppose resistenza, sussultò solo mentre i suoi canini le raschiavano la pelle. Stava per morderla quando avvertì una dolorosa fitta al cuore. Attonito, si guardò il petto. Vide solo il manico di un pugnale.
- Argento, - lo informò una voce fredda. – Avevo nascosto il pugnale sotto i cuscini del divano.
Roux alzò gli occhi. Dal volto di Cecilia era scomparsa ogni traccia di terrore. Le sue labbra erano atteggiate in un sorriso di vittoria. Gli diede una spinta, facendolo cadere sul tappeto damascato. Damian boccheggiò, sollevò le braccia e fece per estrarre il pugnale. Cecilia si chinò su di lui e conficcò la lama ancora più in profondità.
- Le ho mentito Signor Roux. Io non ho mai conosciuto i Signori Conti. Sono arrivata qui perché avevo un lavoro da fare. Dovevo uccidere un vampiro.

Cecilia si sedette su una panchina del molo, godendosi l’aria salmastra. Qualche minuto più tardi un uomo prese posto accanto a lei.
- Ottimo lavoro. Sapevo che, una volta ricevuta la lettera che avevo scritto e firmato con il nome di una sconosciuta, avresti comprato un giornale e scoperto della morte dei Conti.
La ragazza si tolse gli occhiali da sole e rivolse al suo interlocutore uno sguardo di rimprovero. – L’articolo che ho letto non parlava del morso sul collo di Carlotta Conti. Avresti dovuto farmi sapere che mi sarei trovata faccia a faccia con un vampiro. Mi sarei armata di conseguenza.
L’uomo le sorrise. – So che riempi la tua borsa per qualunque evenienza.
Cecilia indossò di nuovo gli occhiali da sole e si alzò. – Ci vediamo, capo.
- Dove vai?
- Ad un matrimonio.

Edited by Mariodm93 - 1/8/2011, 15:19
 
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Daisy Dery
view post Posted on 2/7/2011, 20:43




Mi è proprio piaciuto questo racconto, scritto bene.
Forse avrei voluto una conclusione più dettagliata, sapere qualcosa di più di Cecilia.
Bello spunto per un futuro romanzo :D
Complimenti all'autrice, chissà perchè ho l'impressione sia una donna :lol: :lol: :lol:
(qualora fosse un maschietto mi perdoni e accetti i miei complimenti! :rolleyes: )
 
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Xantid88
view post Posted on 3/7/2011, 15:35




Lodi e critiche: entrambi miei personali pareri da semi-profano che lasciano il tempo che trovano, senza esaltare nè offendere nessuno :)

Buon racconto, l'ho letto con piacere. A mio parere c'è un abuso di termini pomposi fuori luogo: una terminologia ricercata nel mezzo di una narrazione che vuole arrivare al dunque stona. E' un "difetto" che ho notato in molti racconti. Non è sempre un bene abbandonare termini più colloquiali ed efficaci per parole da letterato. Ad ogni genere il suo registro linguistico: un Harry Potter scritto da Eco non sarebbe stato apprezzato. Nonostante questa "critica" (che è sempre e solo un mio parere) ho apprezzato molto il racconto: sarà che sono fan del genere, ma una bella ed apparentemente indifesa cacciatrice ha sempre il suo fascino.
 
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Cronos79
view post Posted on 16/7/2011, 23:56




bel racconto. mi ha sorpreso ed è scritto bene.
ho trovato il finale un pò troppo rapido, forse per la fretta di finirlo.
Complimenti.
 
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Nauthiz7
view post Posted on 18/7/2011, 14:53




Inizio interessante e non banale che cattura subito l’attenzione. Non mi sono piaciute le ripetizioni di quel “finalmente”, sicuramente volute, ma che hanno l’effetto di appesantire la lettura. Scrittura chiara e curata; la trama è ben costruita, ma il racconto non mi ha conquistato a causa della protagonista. Capisco la necessità di non far trapelare troppo di lei per non rovinare l’effetto finale, ma negarle del tutto una caratterizzazione (non dando voce al suo temperamento, ai suoi pensieri intimi), significa renderla piatta, fredda e per nulla empatica. Alla fine la storia scorre e si consuma senza lasciare (a me) nulla di sé.
La conclusione mi pare affrettata: Roux la vede e dopo cinque minuti decide di donarle la vita eterna e prenderla come sua compagna. Sembra che siccome si parla di vampiri, l’autore si sia sentito in dovere di infilare nelle ultime righe “vita eterna” e “farò di te la mia compagna”, seguendo un filone ben collaudato di successi in libreria. Questa “premura” fa storcere il naso anche a un’appassionata di dark romance come me.
 
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Nonno D'acciaio
view post Posted on 20/7/2011, 08:53




La storia è ben narrata e la terminologia è a mio parere ben utilizzata, con termini ricercati ma mai troppo incomprensibili. Personalmente però sono in gran parte d'accordo con Nauthiz7 e aggiungo che il racconto sembra non essere stato riletto dato che ci sono alcune distrazioni sia dal punto di vista sintattico che strutturale:
il termine "spezzato" viene ripetuto e poteva essere sostituito con un sinonimo;
"sforzo di volontà" suona piuttosto brutto;
"fino a quando suoi fari" sembra mancare un articolo;
"sputò fuori" sembra una terminologia troppo dialettale;
", -" se proprio vogliamo usare i trattini al posto dei caporali almeno evitiamo le virgole a fine struttura;
"La notte era buia come non mai" e subito dopo "un lampo squarciò l’oscurità" ma se la notte è così buia con un solo lampo come fa Cecilia a vedere tutto ciò che succede fuori dalla finestra?
Perché Roux vive nella casa della famiglia che ha sterminato? Ma soprattutto perché nessuno sembra accorgersi della stranezza (parlo dei cittadini o perlomeno della polizia)?
Peccato perché l'idea mi è piaciuta molto e nonostante tutto il testo è decisamente scorrevole e piacevole. Mi è piaciuto molto e, visto che penso anche di conoscere l'autore/autrice, penso sia stato scritto in maniera frettolosa. Comunque un buon pollice su per l'alone di mistero che mi piace un sacco.
 
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Deborah76
view post Posted on 23/7/2011, 10:27




Prima di commentare, vorrei fare una breve premessa (che per amor di uguaglianza replicherò in tutti gli altri commenti): leggerò tutti i racconti, e uno per volta li commenterò. La mia è solo un'opinione scanzonata senza pretese tecniche, nel rispetto dell'autore/autrice. Scrivere è mettere in luce un po' di noi stessi, perciò: un applauso a tutti!

Complimenti! Ho trovato la lettura davvero molto gradevole. Non sono appassionata di vampiri, eppure il racconto è riuscito a prendermi con una buona narrazione e un ottimo ritmo. Mi ha piacevolmente sorpresa il finale, perché sinceramente non ho pensato che la povera Cecilia, in realtà, fosse una cacciatrice. Forse dipende dal fatto che ho letto troppo poco sui vampiri. Lo leggerei volentieri, se fosse un libro... sicuramente molto più volentieri di Twilight! :P
 
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Angela1993
view post Posted on 31/7/2011, 13:52




Ottimo il colpo di scena finale, ma affrontanto in modo troppo frettoloso, specialmente quando Cecilia estrae il pugnale e spiega la sua vera identità... resta un racconto carino che necessita una sistemazione da questo punto di vista.
 
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7 replies since 1/7/2011, 00:01   276 views
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