Racconto: L'inizio del tour

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Mariodm93
view post Posted on 30/6/2011, 23:58




L'inizio del tour


di Sguigon






Stanza scura, pareti di legno marcio, odore di decomposizione e di bruciato, alcune candele moribonde.
Tre sedie a tenere forzatamente sedute altrettante persone.
Una donna al centro svenuta, alcuni lividi sul volto.
Ai lati, due uomini incappucciati privi di sensi, entrambi con una cravatta di sangue.

Uno schiaffo rude piombò improvvisamente sulla guancia della donna.
La testa le ondulò inanimata, nessuna risposta. Alle sue spalle una figura corpulenta con una maschera capovolta raffigurante un viso sorridente, stilizzato.
Ancora un fragoroso colpo la scosse. Aprì sommessamente gli occhi, rintontita, non avrebbe mai immaginato cosa la stava attendendo.
Dei gentili tocchi sulle spalle la mossero al risveglio.
«Br … cr …», la donna farfugliò qualcosa e ondeggiò il capo ancora incosciente.
La figura celata infilò una mano in una tasca del suo pastrano umido e gocciolante.
Vi estrasse un piccolo registratore e glie lo avvicinò all’orecchio destro.
‘Grr wra’, i latrati di un cane sofferente le investirono il timpano, questa ,colta alla sprovvista, sussultò guaendo a sua volta.
Uno sghignazzo disturbato si udì per la pittoresca reazione, era un risata grassa di uomo insano.
Questi introdusse ancora una volta la mano in una tasca, prese un altro registratore e glie lo avvicinò.
‘Wa … Cra!’, adesso ci furono delle urla di una donna disperata. Lei fremette nuovamente.
«Cosa sono?!», gridò tutta tremante, «Cos’è questo posto?!».
Il tizio diede dei soffici buffetti sul capo, scaturirono altri gemiti.
«Chi sei? Dove siamo? Aiutami …», le domande non ebbero risposte.
La femmina, completamente terrorizzata, sentì infilarsi sulla testa dei paraocchi. Erano insoliti, oltre a coprire i lati limitavano anche la visione superiore. Subito dopo udì un rumore meccanico attorno al collo, erano delle barriere con piccole lame che le impedivano di voltarsi.
«Adesso cominciamo il tour Lisa, ah ah!» risate nevrotiche e soffocate, insieme ad un motivetto di una filastrocca appena accennato, accompagnarono l’uscita della figura mascherata.
Il busto della donna si espandeva e si ritraeva spasmodicamente, iniziò a piangere disperata … quella voce le sembrava familiare, come anche il posto.
All’improvviso la sedia ebbe uno scossone, lei, come gli altri due, si trovava su di un binario.
Appena iniziò a muoversi, il suo cuore parve fratturarle lo sterno. Ancora urla, guaiti e gemiti.
Procedeva di lato, una porta si spalancò al suo passaggio, un lungo corridoio scuro si estendeva sulla destra.
Passato l’uscio, l’ingresso si serrò facendola piombare nell’oscurità.
Ci volle un po’ affinché la sedia si fermasse.
Si accese una luce dietro una vetrina, un cartello facilmente leggibile apparve.
«Ciao Lisa», borbottii angusti intervennero tramite un altoparlante, «ho preparato tutto per te, solo per te», altre risatine lugubri.
«Ti prego, Isaam, ti scongiuro lasciami andare!», rispose piangendo supplichevolmente.
«Oh, ti ricordi di me», dilungandosi nella ripetizione dell’ultima parola, la voce del maniaco apparve meravigliata, «mi hai riconosciuto dalla voce, dì la verità. Allora possiamo saltare la presentazione, non c’è motivo di spiegarti perché sei qui. Sei sempre stata così brava a trarre le conclusioni da sola. Ok, allora quindi tocca a te. Leggi quel cartello, è la prima opera della mia mostra, ah ah!».
«Per favore, Isaam, liberami ti …», le suppliche furono interrotte istantaneamente «Zitta zitta zitta!», ringhiò lui, «Non voglio sentire quello che hai da dire sul mio lavoro, leggi il cartello così possiamo andare avanti. Fremo per farti vedere come ho allestito le altre teche».
Appena finì di parlare un altro guaito si udì dal microfono.
«Hai riconosciuto anche la sua voce? No? Ok, allora ti do un piccolo suggerimento, è un cane! Ah ah ah!», tacque all’improvviso e il timbro della voce cambiò, da esaltato divenne lineare e serio, «Leggi il cartello».
Lisa era completamente smarrita, impietrita per i lamenti del suo cane e per il posto. L’ultimo ricordo riguardava un rumore strano avvertito a casa.
Talmente soggiogata pensò di leggere il cartello sperando poi nella liberazione.

‘Benvenuti nel museo dell’abbandono, ove tutto si lascia e solo una cosa si trova. Benvenuti nel tunnel della conoscenza, dove conoscerete voi stessi …’

Di nuovo il maniaco «Lisa non ti sento, leggi a voce alta».
La donna madida di sudore prese forza, auto convincendosi nella liberazione a fine lettura, continuò. La sua voce era pervasa dall’angoscia «Dove conoscerete voi stessi e come apparite agl’altri».
Il resto del cartello era graffiato e illeggibile.
«Fatto ho letto, adesso ti prego liberami!».
«Non avere fretta, continua a leggere, vedi bene. E’ nascosto ma c’è dell’altro, cerca di avvicinarti».
Lisa cercò di allungare al massimo il collo. Poiché era immobilizzata non poté estenderlo troppo.
Socchiuse gli occhi in cerca delle righe da leggere. Acuì l’attenzione sul cartello. Poche frasi la separavano dalla libertà. Un rumore metallico diventava sempre più sfacciato, poi seguì un silenzio improvviso.
‘Scrosc’ una carcassa di un barboncino cadde dall’alto e le penzolava davanti al naso.
«AH!» gridò inorridita. Il suo cane, quello che aveva da quand’era un cucciolo, era infilzato da un gancio per maiali. Aveva l’addome squartato e, infilzato da un grosso spillo, sporgeva un biglietto.
La donna sigillò gli occhi per non vedere ma, non potendosi muovere, sentiva il cadavere oscillarle davanti e toccarle il naso.
Mugolii di impotenza riempirono l’aria. Nel tentativo di allontanarsi il più possibile, girò la testa andandola a sbattere contro le lamette sui lati, sfregandosi il viso e urlando di dolore.
«Ah ah! Lisa, sorpresa! Barboncino voleva venirti a trovare per portarti il messaggio mancante. Che fai non lo leggi? Va bene, so quanto ci tenevi al Barboncino e ora sei felice per la sorpresa. Lo leggo per te».
Si schiarì la voce e poi parlando lentamente «C’è scritto che …», molto lentamente,« Il messaggio dice che … Barboncino teneva ad avvertirti che … E’ morto! Ah ah». Esplose in una fragorosa risata, poi continuò « Hai visto! Barboncino premeva di informarti personalmente della sua condizione, temeva che tu giungessi», accentuò il tono per sottolineare meglio la frase, parve infuriato, «a una conclusione sbagliata basandoti solo sul tuo parere!», ritornò ilare come prima, «Va bene, la prima è fatta, vediamo le altre teche».
La sedia si mosse e proseguì, la luce della prima vetrina si spense.
Lisa scuoteva leggermente la testa, incredula in quello che stava accadendo. Limpide lacrime le solcavano le guancie.
Il convoglio trittico proseguì verso destra e all’improvviso l’oscurità opprimente fu accompagnata da una filastrocca.
Il pazzo, sforzandosi inutilmente nell’imitare la voce di un bambino, iniziò « Fuocherello fuocherello. Parte tutto da uno sbaglio. Tu diresti di esser salvo ma qualcuno invece no. Stai attento che alla fine il bello sai qual è? Che la colpa, tutta quanta, andrà solamente a te!».
All’improvviso una mano si appoggiò sulla testa di Lisa. La luce della seconda teca si accese. La donna, impossibilitata a muoversi, vide comparire davanti a se la maschera capovolta di un viso sorridente stilizzato.
L’uomo, nascostosi nell’ombra, adesso si trovava di fronte a lei osservandola attraverso due sottili fessure.
«Eccoci qui, Lisa», iniziò la spiegazione della seconda tappa, avendo come base musicale lamenti terrorizzati «Ti è piaciuta la filastrocca? L’ho registrata. I registratori sono fenomenali, puoi sentire mille volte un urlo e avrà sempre la stessa foga, non si stancherà mai».
Si allontanò da lei, per avvicinarsi alla seggiola di sinistra.
Mosse i perni che tenevano unita la sedia e la trasportò in una rientranza nel muro tramite un cambio di binari.
«Adesso conoscerai qualcuno molto importante». Levò il cappuccio e apparve una persona imbavagliata che indossava una tuta blu sporca di sangue.
Tolto il bavaglio si allontanò, chiuse la vetrina e si rivolse all’uomo.
«Qui», indicando il telecomando che aveva, « ci sono cinque pulsanti colorati, uno solo servirà a farti uscire. Hai venti secondi per decidere quale io debba premere altrimenti si aprirà quella botola sopra la tua testa. Al mio via!», inspirò profondamente, come per andare in apnea, «Ora!».
L’uomo seduto, appena si abituò alle forti luci che lo accecavano, urlò «Aspetta ti prego, fammi uscire, ti do tutto quello che vuoi ti prego!»
«Ancora quindici secondi» intervenne tranquillamente.
«Come posso scegliere il tasto giusto, ti prego, mi dispiace di non essermene accorto!».
L’uomo era sconvolto, sentiva un rumore provenire sopra di se, era un meccanismo che scandiva i secondi. Ogni secondo era caratterizzato dalle sue urla disperate e dai gemiti di Lisa.
«Dieci secondi».
«Va bene il giallo, scelgo il giallo maledizione!».
«Per te va bene Lisa?» guardò la donna. Quest’ultima non sapeva rispondere «Non lo so, non posso, come faccio!».
«Tre, due, uno».
Lisa sbottò «Ok d’accordo, il giallo, premi il giallo!».
I due, impauriti, chiusero gli occhi in attesa della punizione divina.
«Bravi. Come potevate aver paura di sbagliare se a guidarvi erano rispettivamente», guardò prima l’uomo,« la tua vista perspicace », poi si voltò verso la donna, «e il tuo parare infallibile!», ritornò a guardare il primo «Dopotutto hai già dimostrato la tua bravura nel vedere cosa funziona e cosa no. Come potrei non basarmi sul tuo giudizio, sulla tua vista. Adesso ciò che accadrà rispecchia la vostra bravura nel prendere decisioni».
Premette il pulsante giallo e una cascata di acido investì il povero inerme.
Appena il liquido toccò la pelle, smaniose urla di dolore confortarono il pazzo e inebetirono la donna. Dopo poco ritornò il silenzio. Nella teca era in mostra un corpo sfigurato con alcune parti di muscoli e ossa esposte.
«Manca l’ultima» sussurrò.
Lei ansimava.
Si mise alla sinistra della sedia e fisicamente spinse i due versa la terza postazione.
Appena le luci si spensero , iniziò a parlare. Lisa non poteva vederlo, ostacolata dai paraocchi e dalle lamette.
«Hai sentito che bell’urlo? L’ho registrato, così potrò sentirlo ogni sera. Sai, adesso ho solo le grida di Clara che mi accompagnano nel sonno. Te lo ricordi quel giorno? C’era solo lei».
Fermò la sedia e mormorò la prima strofa della filastrocca «Fuocherello fuocherello», poi aggiunse, «Eccoci giunti, adesso tocca al suo collega».
Liberò la sedia destra e, come prima, la portò in una rientranza nel muro facendola scorrere su dei binari.
«E’ molto semplice. Qui c’è un bottone, se vuoi andartene via basta premerlo, hai dieci secondi».
Liberò la vittima dal cappuccio e dal bavaglio e chiuse la vetrina, lasciandoci dentro un registratore.
«Come faccio a premerlo, sono bloccato non mi posso muovere, come devo fare!» urlò a squarcia gola. Si dimenava cercando di rompere i lacci che lo imprigionavano, intanto la maschera stilizzata teneva il tempo «cinque, quattro, tre, due, uno».
Lisa gridò contro di lui «Basta, pazzo maniaco, lasciaci andare!».
«Ah ah! Te ne vuoi andare, io mi sto divertendo, vedi adesso cosa succede».
Il registratore, che fino a quel momento era rimasto muto, iniziò a emettere pianti di neonati.
L’aria si impregnò delle urla della seconda vittima, le risate compiaciuto del maniaco, i fremiti lacrimosi di Lisa.
«Avresti dovuto controllare bene, adesso non puoi fare nulla perché è troppo tardi. Il tuo comportamento superficiale è l’unico colpevole».
Delle lance uscirono dalle pareti dentro la vetrina e trafissero la carne in vari punti. Alcune colpirono diverse zone sopra il collo e si sentì un corposo ‘crack’.
Seguì ancora una volta il silenzio.
«Basta, ti prego, lasciami andare» Lisa pronunciava parole nelle quali non credeva più.
«Adesso siamo rimasti solo noi due, è il gran finale». Si diresse alle spalle della donna.
Tolse la parete sinistra con le lamette lasciando quella destra.
Per l’ennesima volta intonò gli accordi della filastrocca e poi deciso spinse la parte destra del viso sulla lamette.
Ad ogni parola della canzoncina tirava verso sinistra la testa stringendola per i capelli per poi spalmarla sulle lame.
«Ah ah! Ti piace questo?». Schizzi di sangue inondarono il pastrano umido e logoro.
Più sangue sgorgava, più i suoi gesti divenivano irruenti.
Quando anch’egli fu sommerso dal sangue, si fermò e le urlò contro «Allora Lisa, come è che avevi scritto? L’avevo fatto apposta, che era doloso? Che non ero coperto?».
Lisa emetteva stridii soffocati dal sangue che inghiottiva. La faccia sfregava contro il muro affilato, le lame trapassavano l’orecchio, le guance e graffiavano l’occhio.
Non aveva più forze per urlare, quasi sveniva per il dolore lancinante.
«Lisa non ti sento. Barboncino ha guaito fino all’ultimo, come posso registrarti se non ti fai sentire?!».
Smise di infierire su ciò che ormai era poltiglia. Si spostò davanti alla donna e la fissò negli occhi.
Quest’ultima era completamente distrutta, rossa in volto, teneva a stento l’occhio incolume aperto.
Una lacrima pulì la guancia, lasciando una scia rosastra in un mare cremisi.
«Oh Lisa, non ti stai divertendo?», mentre parlava si tolse la maschera, «Ho fatto questo solo per te, tu l’hai reso possibile. Vedi come mi sto divertendo?».
Esplose in un’espressione maniacale che per lui esprimeva felicità.
Gli occhi completamente spalancati, la bocca sorrideva aperta. Si immobilizzò in questa posizione per qualche secondo e poi sbatté le palpebre.
«Va bene, non ti è mai piaciuto questo posto. Possiamo concludere qui il nostro tour, ho altre cose da fare. Aspetto un nuovo cliente».
Ritornò nella classica posizione per spingere il convoglio, ma questa volta usò come punto d’appoggio la testa di Lisa, conficcandola ulteriormente nelle lame.
Arrivato davanti a una porta, assunse un’espressione onirica e con la voce sommessa disse in fine «Dietro questa porta è dove è iniziato tutto. Clara stava proprio lì. Sai, quel giorno le telecamere ripresero tutto. In quella stanza registrarono le sue urla, ogni sera le uso per addormentarmi.
Adesso i vari piani sono crollati, ma penso che ti troverai a tuo agio lì sotto. Se avremo fortuna non morirai con l’impatto, la sedia in qualche modo dovrebbe attutire la caduta, c’ ho messo un peso in fondo per bilanciarla. Non preoccuparti ogni tanto verrò a controllare portandoti qualcosa. Ho ancora tutto un castello da ricostruire, solo per te!».
Con la spinta della sedia aprì la porta. Un grosso buco nero attendeva di inghiottire il suo prossimo pasto.
Disse soltanto «A dopo, Lisa». E questa precipitò giù, inghiottita dall’oscurità. Un piccolo strepito senza vita e subito dopo un tonfo. Era l’inizio della sua fine.

*****

«Devo dire che ci sono alcuni punti interessanti», disse un uomo leggermente stempiato seduto all’esterno di un bar, «non sono un esperto, e credo che alcune cose vadano sistemate, ma mi è piaciuto. All’inizio, la caduta del cane mi ha preso fuori tempo. Il maniaco doveva essersi informato sulla vittima».
«E’ proprio così» aggiunse un suo amico sedutogli accanto.
L’uomo prese un po’ di tempo e serio aggiunse «Senti, Isaam, questo racconto ha un forte riferimento all’incidente, sei sicuro di volerlo far pubblicare? C’è anche un chiaro collegamento a quell’agente che ha seguito il caso. Non penso sia una buona idea», accenni di dissenso si percepivano chiaramente sul volto di Isaam «Almeno cambia il tuo nome e quello di Clara. Non è stata colpa tua, non devi sentirti in colpa, ma leggendo questo è quello che capisco».
«Grazie, ma no. Scrivere questa storia è stata una sorta di liberazione. Voglio che tutto resti com’è, anche il nome. Inoltre non mi sento minimamente in colpa».
Intervenne l’uomo facendo un piccolo sospiro «Va bene. Però deve essere stato difficile scriverlo».
Isaam rispose tranquillamente «No, in verità mi è venuto abbastanza spontaneo».
«Ascolta Isaam, se ti può far sentire meglio, quei due elettricisti che avrebbero dovuto controllare le prese li ho denunciati. Purtroppo, però, sono scappati poco dopo che tua moglie se ne è andata, mi dispiace. Mi sento in colpa perché sono stato io a consigliarteli».
L’amico, mantenendosi sempre calmo e disteso «E già, se ne sono andati.», si soffermò a pensare su quei due, «Non preoccuparti, ho avuto molte cose da fare. Trovare i fondi per ricostruire il ‘Castello degli orrori’ non è stato facile, sai l’assicurazione non ha coperto i danni, ma Clara ci teneva così tanto».
«Già, che esseri senza cuore. Affermare che tu avevi voluto risparmiare comprando prese guaste, e per ovviare al fallimento avevi fatto scoppiare un incendio. Sono dei bastardi».
«Sai», lo riprese Isaam, «L’assicurazione non ha voluto coprire neanche le spese mediche di Clara, dicendo che l’incendio essendo doloso non rientrava nella polizza».
Intervenne spontaneamente l’amico «Isaam, il racconto posso farlo vedere, ma veramente, se hai qualche altra richiesta dimmi pure, ti vedo strano. E’ passato così tanto tempo, mi sento in dovere di aiutarti. ».
«Mi fa piacere che dici questo, una cosa ci sarebbe. Visto che sto ricostruendo il castello, mi sarebbe di aiuto un parere esterno, vuoi venire a vedere?».
«Certo!», esclamò lui, «E’ il minino che possa fare. Ma sei sicuro di star bene? Se ne vuoi parlare io sono qui».
«Non preoccuparti», lo rassicurò, «possiamo parlarne una volta arrivati».
«Allora andiamo immediatamente! Prendo la macchina, non ci vorrà molto!».
«Non essere così frettoloso, magari non ti piacerà quello che troverai. Comunque, per ringraziarti del disturbo, quando arriviamo ti offro un bel gelato. Ho un’intera vaschetta di Spagnola».
«Ah, grazie!», disse l’uomo sorridendo, «E’ il mio gusto preferito, che coincidenza».
«E già!», ribatté Isaam, «Che coincidenza».

Edited by Mariodm93 - 1/8/2011, 15:22
 
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Xantid88
view post Posted on 8/7/2011, 17:02




Lodi e critiche: entrambi miei personali pareri da semi-profano che lasciano il tempo che trovano, senza esaltare nè offendere nessuno :)

Decisamente malato, come i film horror più o meno splatter a cui si accosta. E' un racconto che lascia un sapore acido in bocca: la sensazione che ci sia qualcosa che non va' è veramente presente. Mi ricorda vagamente Saw ed alla fine ho provato disgusto per il protagonista. Tutto questo per dire che è un racconto molto buono, che vuole creare sensazioni spiacevoli come un vero horror. Starei solo attento all'utilizzo di parole onomatopeiche, che personalmente non mi piacciono, e ad una descrizione dell'ambiente che non ho compreso fino in fondo (forse non c'era lo spazio materiale per arricchirle, essendo il numero di parole limitato). Molto bene, molti brividi.
 
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Cronos79
view post Posted on 8/7/2011, 23:40




Non è esattamente il genere che preferisco.
ma devo dire che la lettura scorre ed è scritto bene.
 
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Angela1993
view post Posted on 11/7/2011, 09:30




All'inizio pensavo si trattasse solo di uno splatter con l'intenzione di mostrare fiumi di sangue senza entrare troppo nel merito della vicenda, ma una volta letta la parte finale ho dovuto ricredermi. Per quanto riguarda la scrittura, avrei evitato anch'io l'uso di parole onomatopeiche, ma per il resto nulla da dire. Quindi: bel racconto.
Voto complessivo: 7 :)
 
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Nonno D'acciaio
view post Posted on 15/7/2011, 17:36




PREMESSA:
Le mie critiche ai racconti vogliono essere costruttive e, se possibile, aiutare gli autori a migliorare non solo il loro scritto ma anche il loro stile. Non sono nessuno e non mi credo chissaché ma penso che un parere sincero valga più di mille opinioni false o mezze parole.

L'idea è avvincente e buona e la trama è briosa e ben studiata anche se un po' troppo in stile SAW, anzi, diciamocela tutta, qui è stato preso lo spirito di svolgimento di SAW ed è stato importato di sana pianta rendendo il tutto veramente poco originale (l'unica cosa che manca è il registratore che dice "Voglio fare un gioco con te").
La narrazione però è troppo spezzettata, con troppe pause sia grammaticali che di capoversi che fanno procedere a scatti la storia mentre in alcuni passaggi è forse un poco frettolosa e non riproduce per niente bene l'ambientazione lasciando il lettore un po' confuso sullo svolgimento dei fatti. I personaggi sono ben caratterizzati ma a tratti sembrano non muoversi di vita propria e rischiano di sembrare forzati in alcune battute.
 
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Nauthiz7
view post Posted on 18/7/2011, 12:10




Anch'io ho avuto l'impressione che alcune battute siano forzate, un po' troppo calcate, da film, per essere credibili. La punteggiatura a volte è confusa e questo crea un certo disordine che rompe il ritmo. Anche lo svolgimento dei fatti non è sempre chiaro. Non capisco dove sia l'elemento fantasy in questo racconto, è un horror "realistico" senza elementi fantastici. Non ho capito subito la battuta finale sulla spagnola (e ho dei dubbi anche adesso), questo mi ha rovinato un po' il finale. Ho l'impressione che per colpire l'autore abbia puntato tutto sugli elementi splatter e pochissimo sulla suspance, sulla cura della struttura del racconto e sull'eleganza della scrittura (che avrebbe stemperato l'effetto da film horror di serie b e alzato il livello del racconto).
axesmiley
 
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Deborah76
view post Posted on 23/7/2011, 17:54




Prima di commentare, vorrei fare una breve premessa (che per amor di uguaglianza replicherò in tutti gli altri commenti): leggerò tutti i racconti, e uno per volta li commenterò. La mia è solo un'opinione scanzonata senza pretese tecniche, nel rispetto dell'autore/autrice. Scrivere è mettere in luce un po' di noi stessi, perciò: un applauso a tutti!

Qui mi trovo davvero in difficoltà, perché se c'è una cosa che proprio non conosco, è l'horror, che nemmeno gradisco. Gradisco, se mai, un tono dark nel fantasy, questo sì, ma tale racconto mi sembra puro horror. E il fantasy? Nonostante questo, devo dire che sono arrivata alla fine praticamente col fiato sospeso (sono di quelle che tappano occhi e orecchie, e si rattrappiscono sul divano durante scene del genere), complice una narrazione gradevole e fluida (onomatopeiche a parte, che anch'io ho trovato stonate); in generale, l'autore o autrice è riuscito a dare l'effetto di tenere agganciata una lettrice così poco propensa all'horror come me, perciò complimenti. Non mi sento di annoverarlo tra i miei preferiti, ma sicuramente resterà per un bel po' nella mia memoria. ^^'''
 
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6 replies since 30/6/2011, 23:58   108 views
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