Racconto: Blocked

« Older   Newer »
  Share  
Mariodm93
view post Posted on 30/6/2011, 23:34




Blocked


di Guergana Radeva






Sputando terra e vermi, lo zombie uscì dalla tomba. Le maschere gli parvero diverse, ma proseguì lo stesso cavando occhi stupiti, scuoiando pelli dipinte, macellando, trinciando, pestando... solo all’alba un dubbio ammuffì il suo teschio vuoto e impigliato fra le viscere delle vittime, collanti sebo giallastro, chiese ad un clown boccheggiante che giorno fosse. “Martedì grasso,” gli rispose, poi spirò. Ahi, lo sapeva che non doveva mangiare il fegato spugnoso d’alcool del ciccione appena sepolto. La sbornia gli aveva fatto confondere il Carnevale con Halloween! Corse verso il cimitero, ma il primo raggio di sole lo colpì, squagliandolo nella poltiglia di sangue e coriandoli.
Bleah, lo spunto poteva anche essere spiritoso, ma gli zombie non funzionavano più. Persino i Tg erano più macabri delle sue storielle horror. La realtà della porta accanto faceva accapponare la pelle, quanto ai cimiteri, non erano che palcoscenici lirici per vedovelle allegre. Bastava sfogliare un giornale qualsiasi e i piccoli orrori quotidiani oscuravano la vista come sciami di vespe ronzanti, idee a volontà per tutti gusti e nevrosi! Ne catturava una secondo l’umore, si lasciava pungere, un dolorino fine, quasi piacevole, tipo ago d’oro che trapassa fulmineo la palpebra e inietta il veleno direttamente nel bulbo oculare. Il nervo ottico pulsa all’impazzata dilatandosi come un ingordo tubo digerente e il cervello si crogiola nel brodo di lacrime e sangue, schizzando endorfine da tutte le grinze. Beh, anatomicamente poteva non essere corretto, però la sensazione era proprio quella. Pura goduria! Ma appena si sedeva davanti al foglio bianco ed eccolo, il famoso blocco dello scrittore. Sovrastata dalla sua ombra, l’ispirazione si dileguava come un topo fra le rotaie della metropolitana. Spariva nella sua tana invisibile o veniva spappolato dal treno in corsa? Un mistero. Immaginare topi spiaccicati invece di godersi il compleanno, il vecchio caro Freud ci avrebbe sguazzato, pensò. Forse avrebbe dovuto accettare quel mezzo acido che Maila generosamente gli aveva sventolato sotto il naso. Si affacciò in camera, ma la speranza di trovarla nuda e vogliosa sul letto si rivelò futile come quei diciott’anni appena compiuti. La scovò, invece, in cucina. Stava sbattendo un mestolo di legno sul tavolo facendo sobbalzare il barattolo di gelato al pistacchio ancora intatto.
- Prendilo! - strillò lei - S’è arrampicato in cima e non vuole più scendere!
Il tavolo pareva perfettamente orizzontale, così si limitò a dare una leccata al gelato e lasciò Maila al suo trip. Come ogni viaggio anche questo sarebbe finito sotto le coperte. Ci spacciamo per nomadi e cacciatori, si disse, ma in fondo non cerchiamo che una tana calda. La frase gli parve un ottimo incipit, ma quando tornò alla sua Olivetti Lettera, l’unico pensiero decente che riuscì a pescare fu che per quanto suggestivo, uomini e topi era un titolo non proprio di prima mano. Irritato schiaccio alcuni tasti a casaccio: c e h m u. Sembrava una specie di starnuto privo di significato, eppure era certo che mancasse qualcosa all’inizio. Tentò di leccare la goccia di gelato che turbava la sua visione periferica come una specie di moscone verde sulla punta del naso, poi starnutì, spostò con forza il rullo e con il dito in mezz’aria esitò.
- E dai! - disse la voce. Non era la voce di Maila e di sicuro non aveva parlato da solo.
- Allora! - falsetto un po’ stridulo, ma sicuramente maschile. Si alzò e chiuse per precauzione la finestra. Poi si girò di scatto. La vecchia Olivetti sghignazzò come una bocca zeppa di denti finti, imperniati su un groviglio di ferraglie, e cercò di masticare il foglio.
- Hai solo da guadagnarci, tesoro - mormorò la voce, testando un’ottava più bassa e suadente. - Tu fammi uscire di qui e giuro che esaudirò il tuo più grande desiderio!
Era la solita vecchia storia del genio e la bottiglia, marcia come il mondo… ma i compleanni sono gli anelli deboli nella catena del tempo, i sogni ossidati vengono rimessi a lucido e dimensioni parallele vi si riflettono intrecciate contro ogni legge della fisica.
Una sola maledetta lettera&chi non risica non rosica&vuoi vede’ che quel mezzo trip era finito nella birra… questo e altro gli frullava per la testa mentre trasportato da una forza oscura o forse da quel maledetto acido, schiacciava il tasto e guardava il martelletto saltare e appiccicarsi al foglio come una sanguisuga metallica: b c e h m u. La Olivetti tintinnò, rumoreggiò, sbuffò ed esalò una nuvoletta di fumo puzzolente che sapeva di salmone affumicato marinato nel rum scadente. Anche la consistenza per un po’ parve quella del pesce marcio, salvo poi optare per le sembianze di un tizio sulla quarantina, piuttosto rassicurante nella camicia avorio e la giacca di lana fina. Che s’era a luglio non sembrava turbarlo, pareva fresco di salone di bellezza.
- Strettini 'sti aggeggi! - bofonchiò il tizio, stiracchiandosi e facendo un cenno alla macchina per scrivere che aveva riacquistato il solito look apatico. - Beh, sempre meglio che stare a mollo in un calamaio! Ma ora torniamo a noi, spara il tuo desiderio, ragazzo!
- Io?
- E chi altro? Su, sbrigati che che ho un mucchio di impegni, manco da un’eternità!
- Voglio superare il mio blocco… e diventare famoso!
- Il blocco, ehm… sei tu che decidi. Come diceva la cara Teresa d’Avila, sta attento a ciò che desideri perché potrebbe avverarsi! - Il tizio diede un’occhiata all’orologio che portava al polso - Fico, eh, oro rosa e cinturino di vero coccodrillo. Quando sarai famoso l’avrai anche tu! Bene, hai un quarto d’ora da adesso, ma voi umani siete così lenti che per ogni mio minuto per te schioccherà un anno. Poi ci rivedremo per tirare le somme!
Fu proprio in quel momento che Maila entrò brandendo un coltellaccio grondante gelato.
- L’ho ammazzato, quel bastardo, l’ho tirato giù e l’ho fatto verde di paura! Vuoi un po’ di gelato morto, baby?
Giusto il tempo di girarsi e il tizio non c’era più. Vide solo un’ombra incerta impigliarsi nella tenda che danzava sinistra come un sudario riflesso nei vetri improvvisamente spalancati. Follia, dal latino follis , sacco pieno di vento, pensò senza nessuna connessione.

Tanto per cambiare, come ogni compleanno, anche questo stava deragliando. L’aveva detto lui che prima o poi il maggiolino giallo di Tilde avrebbe spirato l’anima. Ma perché proprio oggi? Invece di godersi un aperitivo in santa pace, eccolo qua, imbottigliato nel traffico, a rimuginare sull’insana passione per le macchine d’epoca controbilanciata da quelle gambe lunghe e bionde. Come se non bastasse, al posto del suo ultimo bestseller nella vetrina della libreria si pavoneggiava uno pretenzioso e coloratissimo volumetto new age. Un tempo il lupo vestito da nonna si pappava il cappuccetto rosso e il mondo filava semplice e lineare. Ora, invece, il lupo si traveste da guru, sotto la sua guida spirituale il cappuccetto si fotte il cacciatore e la nonna vende il gossip al miglior offerente mediatico. Sorvola, per non beccarsi un’altra interminabile lezione di marketing, preferisce di gran lunga fissare quelle gambe filiformi che vivono di luce propria, mentre il resto del corpo pare tranquillamente occupato con la chiusura della cassa. Sul lavoro quella faina di Tilde fa sempre la formale, così decide di provocarla ignorandola, prende un libro a caso ed esibisce il suo profilo destro nella posa plastica del Pensatore di Rodin. Tilde non si scompone affatto e quel libro sull’arte rinascimentale veneta è una palla. Sta per chiudere il volume, quando scorge il disegno. La carta troppo lucida ferisce l’occhio, si fa schermo con la mano, inutile, non è un gioco ottico. Quel profilo aguzzo è inconfondibile!
- Ho finito, caro, possiamo andare!
- Prendo questo!
- Ho già chiuso la cassa…ma sì, scusa, fa conto che sia un regalo di compleanno! Sei pieno di sorprese, eh, nascondevi una passione segreta per la pittura cinquecentesca oppure è compiere l’età di Gesù a farti effetto? Tempo di tirare le somme e di scegliere la strada giusta!
Le somme! L’età di Gesù! Le donne con il loro intuito del cazzo! Un urgente desiderio di affondare i canini in quella gola bionda e palpitante lo pervade, ma non gli resta che stringere il libro al petto, aprire la porta e guardare Tilde passare regale e piena di sé.
Lasciar scegliere il ristorante a Tilde è come porgere l’altra guancia. L’insipida nouvelle cousine proprio quando sente l’impellente bisogno di una bella fiorentina al sangue. Fantasticare sulle verdure sode e croccanti, decapitate, trinciate e ridotte in squallidi purè lo rallegra un tantino. Ci passa distrattamente la forchetta ed ecco che le lettere ricompaiono sul piatto ovale… b c e h m u… verde pisello, carota, giallo patata con una virgoletta finale di prezzemolo.
- Secondo te, queste lettere significano qualcosa? – chiede a Tilde e si pente quasi subito. Ma di cos’ha paura, tanto non ci sono più i trip di una volta. Nessun fantasma uscirà dalla bottiglia di bianco appena strappata e tanto meno dall’incubo resuscitato della sua infanzia, che è quel mucchietto di cavoletti di bruxelles, ostinatamente spinti sul bordo del piatto. Tilde conta qualcosa sottovoce, piegando le dita come una scolaretta.
- La sequenza di Fibonacci. Se non li mangi questi, tesoro, li prendo io – dice e inforca un cavoletto.
- Fibonacci?
- Secondo il loro posto numerico nell’alfabeto, le tue letterine danno appunto 2, 3, 5, 8, 13, 21 … che è solo una parte della successione praticamente infinita.
- E che senso ha quella sequenza?
- Senso? Ma tu lo sai che Stradivari costruiva i violini seguendo questo calcolo! Il cervello è particolarmente sensibile alla serie di Fibonacci nelle onde sonore. Prendi la Quinta di Beethoven ma anche Mozart, Bach, Shubert... per non parlare della Primavera di Stravinskij, ci incantano riciclando la stessa matrice matematica.
- Mmh…
- Analoga la perfetta spirale logaritmica. Conchiglie, pigne, ananas… seguono la stessa struttura, persino i semi del girasole, se ti mettessi ad osservarli!
- Sì, sì, ho capito – bofonchia, rimescola lettere e verdure in una poltiglia color vomito e sente il cibo nello stomaco gorgogliare e tornare su in un geyser di acidi. Affoga la nausea con altro vino, ma immagini culinarie più disparate continuano a perseguitarlo, rivendicando desideri repressi, persino quando qualche ora più tardi s’impossessa del corpo di Tilde, un fiore di zucca in tempura, dorato in superficie, cedevole e spugnoso all’interno. Si apre e chiude a corolla, come se cercasse di deglutirlo in una dimensione estranea, torrida e appiccicosa.
Quando cala il silenzio, finalmente può sgusciare libero nell’oscurità. Manca poco a mezzanotte e forse ingurgitare un cocktail di bicarbonato e sonniferi sarebbe la soluzione più saggia, ma quel disegno è come un cappio al collo, o lo taglia o gli scoppiano i polmoni. Temporeggiare non aiuta, è solo il preludio di un balletto macabro. Stappa una birra, accende il pc, controlla meccanicamente la posta, mentre con la visione periferica sbircia il libro, apparentemente innocuo sulla scrivania. Alla fine si fa coraggio e lo prende in mano. Quel volto, che a quindici anni di distanza gli fa contorcere ancora le budella, altro non è che una riflettografia che mostra la versione originaria del personaggio più giovane della tela di Giorgione “I tre filosofi”. Turbato continua a zigzagare con lo sguardo sul testo mentre le frasi si disperdono come topi davanti al treno della sua impazienza. “Un vecchio ebreo, personificazione di Mosè, con in mano una tabella astrologica che allude alla congiunzione astrale di Saturno, Giove e Marte in Cancro del 1503-1504, in basso le cifre da uno a sette rimandano al cosiddetto "oroscopo delle religioni" che predice l'avvento dell'Anticristo. Il personaggio di mezz’età, in vesti musulmane, impersona Maometto e un terzo uomo, più giovane, è seduto a terra rivolto verso una grotta vuota, chi rappresenta questo terzo filosofo? Non certo la religione cristiana che nella sequenza storico-temporale dovrebbe trovarsi tra l'ebraismo e l'Islam, più verosimilmente egli impersona l'età dell'Anticristo, che a causa della congiunzione Giove-Luna sarebbe imminente... una radiografia del dipinto ha confermato che la caratterizzazione dei tre personaggi era stata delineata da Giorgione in modo più netto... accigliato e beffardo, il volto del giovane filosofo, ma poi il dipinto fu rimaneggiato da Sebastiano del Piombo, forse proprio per nascondere e confondere l’ individuazione del personaggio.”
Che Maila e Giorgione si facessero dello stesso trip visto le allucinazioni pressoché identiche? Non poi tanto improbabile. Quel fungo parassita, la clavices purpurea, che già ai tempi attaccava la segale nei campi, conteneva lo stesso alcaloide del LSD. Ma a differenza di quindici anni prima, stasera è parecchio lucido, niente acidi se non quelli gastrici. Perciò può permetterselo tranquillamente, lo sfizio: b c e h m u! Un’invadente striscia blu si sta allungando come un serpente sullo schermo. Ma che cavolo sta caricando? Inutile cliccare chiudi, blocco totale, nessun salvifico termina programma! Il pc sta ronzando come una vespa assatanata, il monitor impazza fra rosso e violaceo, si gonfia come una bolla e nel mezzo spunta qualcosa di rotondo che si dibatte, si contorce, sempre più grosso, coperto di una specie di bava traslucida finché scivola fuori, sprigionando il solito odore affumicato.
Un ologramma! Un maledetto tridimensionale scherzo virtuale di pessimo gusto! Ma sa bene che non è così perché conosce, eccome, quel ghigno beffardo. Niente look yuppie, stavolta, ma una specie di hip hop trasandato, sotto sotto sicuramente firmato. Fa scricchiolare le ossa al ritmo sincopato, brontolando:
- Ahi, trafitto da tutti questi impulsi, altroché le frecce di san Sebastiano! Quasi quasi mi sfracellavano, disperdendo i miei poveri resti per tutta la rete! Ma figuriamoci, Lui non l’avrebbe mai permesso, perché si sa, è unicamente Sua la prerogativa di essere dappertutto nel medesimo istante! Suvvia, caro, il tempo sta per scadere, come butta il tuo blocco?
- Superato alla grande! – vocina miseramente esitante, compensata dall’ampio gesto verso la libreria. Svariate edizioni in fila sgargiante, tutta roba del suo sacco!
- Sei diventato famoso, vedo.
- Uno scrittore affermato, diciamo – fare i modesti non paga oggigiorno, ma quello appartiene ad altri tempi, meglio osare un passo alla volta.
Per nulla impressionato, il tizio allunga la mano e prende uno dei libri a caso. “Adagio dissanguato”, gran successo di pubblico anche se i critici, ai tempi, parevano disorientati.
- Scrittore, eh… e cos’è che hai scritto? – dalla copertina aperta, che più che copertina ora pare una cartelletta, cadono dei fogli sparsi, fotografie, ritagli di giornale.
- Ma che cazzo! - corpi appesi a testa in giù, arterie recise, bacinelle traboccanti sangue. Viscere gelide, ma quelle sono solo nel corpo, fino a poco fa suo, che ora si rifiuta di obbedire. Strage di neuroni, connessioni in tilt.
- Noto con una certo brivido che più che scrivere ti sei occupato d’altro.
- Io! No, no… questa non è roba mia! Sono solo uno scrittore, io… ecco, guarda i miei romanzi! “Asfissia, andante grazioso”, “Fili scoperti, allegro ma non troppo”… e anche i tascabili, questo qua, “Trapasso con brio” è un bestseller, guarda! Ma che diavolo! - altri giornali, cadaveri cianotici in pose raccapriccianti che riconosce all’istante perché è stato lui stesso ad inventarle e descriverle con diligente minuziosità. Solamente nei libri, però! Ripassa confuso i ritagli fra le dita. Ma certo, perché non ci aveva pensato subito, è tutta una messa in scena, preparata in anticipo! Con i programmini e le stampanti che ci sono oggi ci fai persino le banconote, figuriamoci questo! Si china frettoloso sulla tastiera, digita il nome del primo protagonista che gli salta in mente… invio… vediamo un po’ se si può piegare la rete a proprio piacimento, a meno che non si è davvero l’Anticristo! Messia, falso o vero!
Lo si è, a quanto pare, perché non si apre affatto una sfilza di bookshop e siti letterari, bensì la cronaca nera in tutte le salse possibili. Il personaggio dal nome di fantasia è esistito realmente come realmente è stato trucidato, in maniera così elaborata che ci sono per i patiti anche simulazioni 3D dell'imperdibile massacro, basta registrarsi.
- Famoso assai! – il tizio ridacchia soddisfatto – Un serial killer così sofisticato da rimuovere dalla mente i propri crimini. Probabilmente dormi sogni tranquilli ma si potrebbe dire lo stesso di chi ti sta accanto?
Tilde! Il sospetto lo paralizza come una mosca sulla carta moschicida. E se l’aveva… e se poi non ricordasse? Un incubo nell’incubo! Corre d’impulso verso la camera da letto. Macchie scure ricoprono il tappeto… ma no, sono solo ombre! Niente sangue, per fortuna, niente segni di lotta, però il macabro sospetto non l’abbandona. Si china sul volto pallido e immobile, tenta di captarne il respiro. Una vena sottile serpeggia tentatrice lungo la gola, lo cattura e lui, boccheggiante come un pesce, si lascia trascinare, i canini scintillano gocciolanti latte lunare, azzannano, lacerano la pelle, affondano… e finalmente ha il suo banchetto di compleanno. Finalmente può festeggiare!
Il tizio aspetta, comodamente seduto sul davanzale della finestra.
- Giusto in tempo – dice, sbirciando il pataccone subacqueo sul polso – C’è l’abbiamo fatta, finalmente, a superare quel blocco, eh… bene, bene, mancava poco e io sono a cottimo, sai… anche se non si direbbe, già, che tempi, che tempi!
Se ne va, ribaltandosi nel vuoto con la sgraziata teatralità di un sommozzatore e le tende calano rimaste senza un alito di vento.
Nulla pare cambiato, persino il fetore fumoso si è volatilizzato. Solo i libri sparsi testimoniano il nefasto passaggio, anche se a guardarli bene sembrano quelli di sempre, ordinarie pagine rilegate.
I crimini… il killer… un’allucinazione in piena regola ma questo sangue sulla bocca non lo è! Lo pulisce con la mano, leccandosi le dita, il sangue di Tilde, ancora caldo, appena salato, lo spalma sui romanzi, non gli importa più di quelli, ha superato il blocco, quello vero!
Esce nella notte inspirando a pieni polmoni l’aria satura di odori organici. La città è piena di gole morbide, ornate di deliziose venuzze blu. E quanto a Tilde, aveva ragione, compiere l’età del Messia poteva rivelarsi salvifico.

Edited by Mariodm93 - 1/8/2011, 15:18
 
Top
saxosax
view post Posted on 5/7/2011, 15:31




Mi è piaciuto. L'unico problema è che ho fatto fatica a seguirlo perché il soggetto nelle frasi non è sempre chiaro.
 
Top
Nonno D'acciaio
view post Posted on 14/7/2011, 21:18




PREMESSA:
Le mie critiche ai racconti vogliono essere costruttive e, se possibile, aiutare gli autori a migliorare non solo il loro scritto ma anche il loro stile. Non sono nessuno e non mi credo chissaché ma penso che un parere sincero valga più di mille opinioni false o mezze parole.


Ecco un vero raconto: bello, lineare, scorrevole, profondo e ricercato, espressivo, con la giusta narrazione dall'inizio alla fine. I personaggi sono parlanti, veri, palpabili e ben caratterizzati. Solo tre elementi stridono vivacemente sulla superficie altrimenti ben levigata del testo:
peccato per quello scivolone fin troppo evidente: "eccolo qua, imbottigliato nel traffico, a rimuginare [...]" e due righe dopo invece la narrazione lascia intendere che è dentro al negozio di libri. Davvero un brutto scivolone (È stato tagliato il racconto in questo punto? Io credo proprio di si);
peccato anche per la narrazione altalenante al limite tra le espressioni impersonali della terza persona e i pensieri profondi della prima. Non so, sembra piuttosto corretta però mi ha lasciato un poco l'amaro in bocca in alcune riletture.
peccato anche per l'uso del discorso diretto con i trattini (cosa che sconsiglio sempre vivamente a tutti) non solo perché lo standard italiano è — o almeno dovrebbe essere — l'uso dei caporali ( « [Alt+0171] e » [Alt+0187] per intenderci), ma anche perché rendono meglio il senso e la struttura del discorso, permettendo anche una lettura migliore.
Diciamo un eccellente lavoro se non fosse per alcuni nei.

Edited by Nonno D'acciaio - 14/7/2011, 22:45
 
Top
Deborah76
view post Posted on 24/7/2011, 17:24




Prima di commentare, vorrei fare una breve premessa (che per amor di uguaglianza replicherò in tutti gli altri commenti): leggerò tutti i racconti, e uno per volta li commenterò. La mia è solo un'opinione scanzonata senza pretese tecniche, nel rispetto dell'autore/autrice. Scrivere è mettere in luce un po' di noi stessi, perciò: un applauso a tutti!

Divertente! Una lettura davvero gradevole, anche se particolare nello stile! Mi è piaciuto, niente mi è sembrato banale, tutt'altro. Ho solo fatto un po' fatica a seguire la narrazione, non tanto per il ritmo o il tempo, quanto, ripeto, per lo stile. Non so bene cosa non mi abbia convinta, e mi scuso con l'autore/autrice per questo, sicuramente sarà stato un mio limite.
Un bellissimo racconto, comunque.
 
Top
Nauthiz7
view post Posted on 26/7/2011, 14:23




Racconto sofisticato e dall'achitettura complessa; nonostante la difficoltà di riuscire a portare a termine con scioltezza un compito del genere, la narrazione è stata all'altezza della situazione. Due cose mi hanno disturbato, però: primo, lo stacco temporale non è chiaro, ho fatto fatica a capire subito che si trattava di un altro compleanno; secondo, la presenza di un essere oscuro e misterioso (che sia il diavolo?), che come sempre promette la realizzazione di un desiderio (guarda caso fama e gloria) e - non poteva mancare - odore di affumicato... che sono esattamente gli stessi tre clichè presenti in un altro racconto di questo concorso e che ho già commentato allo stesso modo (credo sia Un uomo di successo). Peccato, perchè il resto è ottimo e l'autore aveva ogni mezzo - talento e bravura - per non cadere nel "già visto e già sentito".
 
Top
Angela1993
view post Posted on 27/7/2011, 13:46




Ho avuto un po' di difficoltà con la particolarità dello stile, ma nonostante questo devo riconscere l'abilità nel suo utilizzo. Qualche deja-vu, ma che non toglie originalità al racconto nel suo complesso.
 
Top
5 replies since 30/6/2011, 23:34   133 views
  Share