Racconto: Ribellione

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Mariodm93
view post Posted on 1/7/2011, 00:09




Ribellione


di Chiara Zanini





Le guardie la costringevano a camminare da ore, ormai; la loro stizza le formicolava nella mente. Pretendevano da lei una cosa sola, che facesse il suo dovere e scovasse i ribelli, ma Shann non riusciva più a fingere; prima o poi, avrebbero capito che non era più devota a re Nadat.
“Ancora niente?” sbottò Griot, la guardia di destra. Shann gli rivolse un’occhiata velenosa, e l’uomo si irrigidì; il suo astio era evidente anche senza leggergli nella mente, ma il rispetto dovuto ai Mentali faceva ancora presa. Captò la sua paura; la temeva, temeva il suo potere più di ogni cosa. Shann s’impose di respirare con calma, di sciogliere l’ansia. Se Griot avesse capito che non era più disposta a spiare i pensieri della gente, l’avrebbe denunciata ai Mentali dell’Ordine Supremo, e per lei sarebbe stata la fine. Sapeva che tutti i Mentali che si erano uniti ai dissidenti ed erano stati smascherati avevano subito torture psichiche così feroci da perdere il senno.
Un uomo le passò accanto, e l’odio che provava nei confronti del re le si abbatté addosso come un diluvio improvviso. Di solito, per sentire i pensieri della gente aveva bisogno di concentrarsi, ma in questo caso la sua rabbia le scoppiò dentro senza preavviso, con tale potenza da assordarla come se le avesse gridato a squarciagola nelle orecchie. In preda al panico, Shann irrigidì di scatto la mascella, ma riuscì a sostenere impassibile lo sguardo carico di sospetto di Griot. Raccolse dentro di sé le forze, poi si aggrappò al potere e scavò nella mente dello sconosciuto, estirpandone ogni pensiero. Era l’unico modo per salvargli la vita; se al suo posto ci fosse stato un qualsiasi altro Mentale lo avrebbe condannato a morte, e le guardie avrebbero eseguito il suo ordine all’istante.
L’uomo si arrestò a metà di un passo, roteando lo sguardo intorno con aria sbigottita. Sbatté intontito le palpebre alcune volte, poi la vide e fu scosso da un tremito di paura. Si allontanò così in fretta da rischiare di inciampare, continuando a fissarla terrorizzato.
Shann lo guardò scappare senza battere ciglio. Era abituata alla reazione dei Semplici alla vista dei Mentali. Bastava che scorgessero il mantello nero e il luccichio della pietra di luna che portavano al centro della fronte, appesa a una catenella d’argento, per fuggire cercando di nascondere i propri pensieri. Era uno sforzo inutile. Nessuno poteva resistere al potere dei Mentali.
“Proseguiamo,” ordinò Shann fingendo indifferenza. Le guardie la seguirono indispettite. La diffidenza di Griot le rimbombò nella testa, irrobustendosi a ogni passo.
Shann s’impose di scacciare il nervosismo; l’unico modo per riuscirci era pensare a Datrios. Non appena le affiorò alla mente l’immagine del suo volto, l’attraversò una scarica di gioia. Da quando l’aveva conosciuto, la sua vita non era più la stessa. Era a causa sua se aveva deciso di non denunciare più nessuno, anche se, nella sua posizione di Mentale del re, una scelta del genere comportava il rischio continuo di essere scoperta.
Una raffica di pensieri furiosi la risvegliò dal torpore in cui aveva trovato rifugio. Proveniva da un vicolo alla sua sinistra. Sconvolta, Shann si affrettò a calare il cappuccio sul viso per nascondere il turbamento, ma non riuscì a trattenere un’occhiata nella direzione da cui percepiva tanta agitazione. Griot intercettò il suo sguardo e, senza fare domande, l’afferrò per un braccio con tanta forza da piantarle le unghie nella pelle. La sua euforia all’idea di poter giustiziare un ribelle e mostrare trionfante la sua testa a re Nadat le strepitò nella mente con tanta forza da stordirla.
Griot la costrinse a imboccare la stradina. In fondo al vicolo, due uomini stavano confabulando tra loro. Il suo cuore perse un battito; uno dei due era Datrios.
Non era necessario essere un Mentale per capire che stavano complottando contro il re. Griot e l’altra guardia sguainarono la spada; il tintinnio delle lame le vibrò lungo i nervi. L’altro uomo si volatilizzò, ma Datrios la riconobbe e restò immobile, fissandola angosciato. Aveva paura; paura per lei.
Griot si slanciò in avanti, e Shann gridò in preda al terrore. Datrios era disarmato, I Semplici non potevano portare armi, nemmeno un misero coltello. Non avrebbe mai potuto resistere all’attacco di due guardie, lo avrebbero massacrato di fronte ai suoi occhi. Shann agì d’istinto; spazzò via la paura, si concentrò su Griot e l’altra guardia e li bloccò, incenerendo ogni loro pensiero. Crollarono a terra senza un suono.
Smise di respirare, fissando terrorizzata i corpi esanimi.
Datrios si precipitò al suo fianco, la strinse in un abbraccio. Lo guardò e scosse la testa, incredula. “Fai parte della Resistenza,” mormorò. Era una Mentale, eppure non aveva capito che il suo stesso compagno era un ribelle.
Datrios annuì, allungando una mano per carezzarle una guancia.
“Perché non me l’hai detto?” insistette Shann ritraendosi dal suo tocco.
“Volevo proteggerti. Non potevo coinvolgerti, nella tua posizione era troppo rischioso.”
“Come sei riuscito a nascondermi i tuoi pensieri?”
Gli angoli della bocca di Datrios tremolarono, si distesero in un sorriso. “Concentrandomi solo su di te,” disse. “Tu mi riempivi la mente, ogni altro pensiero rimbalzava via. Credimi, l’amore può vincere anche il potere dei Mentali.”
Shann contrasse le dita delle mani, inspirando a fondo per calmarsi. Poteva essere la verità. In certi momenti, quando era con Datrios, aveva avuto l’impressione che una parte della sua mente sfuggisse alla sua presa, impedendole di leggere i suoi pensieri. Era proprio per questo che lo amava; per il senso di mistero che percepiva in lui.
Aveva una domanda. Una sola. Ma era così amara da disgustarla. “Mi hai usata?” chiese senza riuscire a impedire alla voce di tremare. Quante volte, per liberarsi la coscienza dal senso di colpa che doveva sopportare ogni giorno per il solo fatto di essere una Mentale, gli aveva confessato tutti i segreti di cui era a conoscenza, gli aveva rivelato le angherie che la popolazione subiva per colpa del re? Quante volte lo aveva informato sugli spostamenti del tiranno e, poi, i ribelli avevano teso degli agguati così precisi da dare l’impressione di essere al corrente di ogni singola mossa del sovrano e del suo seguito? Il dubbio le fece accapponare la pelle.
Datrios scosse la testa con fervore. “Mai. Tu sei tutto, per me, Shann.”
Doveva averne la certezza. Serrò la bocca, spinse con delicatezza la mente verso quella di Datrios. Non incontrò alcuna resistenza, la accolse nei suoi pensieri come in un abbraccio. La sua anima risplendeva d’amore, puro, incontaminato.
Qualcosa, dentro di lei, si ruppe, e scoppiò a piangere. Datrios l’abbracciò, le carezzò i capelli, baciò le sue lacrime.
Shann strinse i pugni, mentre l’ansia l’afferrava alla gola. “Non avresti dovuto farlo,” sussurrò. “È pericoloso. Re Nadat è troppo forte, con la casta dei Mentali ai suoi ordini.” Avrebbero vinto loro, sempre, e ogni tentativo di ribellione sarebbe stato annientato nel sangue.
Datrios aprì la bocca per rispondere, ma un grido si levò alle sue spalle. Griot si era svegliato e aveva dato l’allarme. In un attimo, nel vicolo risuonarono gli scalpiccii e le grida concitate di un drappello di guardie.
Shann si scostò in fretta da Datrios. “Va’ via,” disse.
“Ma…”
“Va’ via da qui, subito!” gridò, inviandogli nella mente l’immagine di una nube di vespe che lo assalivano. La bocca di Datrios si contorse in una smorfia terrorizzata. Si voltò e fuggì.
Un istante dopo, Shann percepì i pensieri vigorosi di un Mentale. Si girò e si trovò di fronte Niama, il capo dell’Ordine Supremo. Un ghigno gelido gli aleggiava sulle labbra. Dietro di lui, c’era almeno una dozzina di guardie.
“Cos’è accaduto?” chiese il Mentale fissandola con la stessa espressione di un lupo che sta per avventarsi su un agnello.
“Nulla,” rispose Shann, cercando di rallentare i battiti del cuore, che le galoppava nel petto.
“Non è vero!” s’intromise Griot. “Abbiamo sorpreso in questo vicolo due ribelli. Io e Tommed ci siamo lanciati all’attacco, poi non ricordo più nulla, so solo che mi sono ritrovato per terra, intontito come se mi avesse travolto un gigante. Questa donna ci ha impedito di fare il nostro dovere. Dev’essere d’accordo con loro.”
“Li hai visti in faccia? Sapresti riconoscerli?” lo interrogò Niama.
Griot scosse la testa. “No,” ammise con una smorfia. “Ma lei sì.”
Shann sostenne con calma il suo sguardo spiritato. “Griot mi ha trascinato in questo vicolo contro la mia volontà. C’erano due uomini, ma non ho percepito in loro nessun pensiero che potesse nuocere al nostro re,” si difese, deglutendo a vuoto.
Griot sguainò la spada e le piantò la lama a un soffio dalla gola. “Sta mentendo,” sibilò.
Il sorriso di Niama si allargò in un’espressione deliziata. Shann captò le sue intenzioni, e il terrore le si avvinghiò alle gambe, rischiando di trascinarla a terra. “Soldato, accuse del genere sono gravi,” disse il Mentale allontanandole con due dita la lama dalla gola. “Possiamo considerarle fondate solo in presenza di una confessione.” Una confessione della mente, era sottinteso; l’unica autentica. Non si poteva mentire, a un Mentale.
La fissò, socchiudendo gli occhi, e ogni traccia di sorriso svanì dalle sue labbra. Shann avvertì il tocco della sua mente, freddo come la pelle di un serpente, e la repulsione le rivoltò lo stomaco.
Doveva salvare Datrios, a ogni costo. Ce l’avrebbe fatta solo se avesse eliminato ogni pensiero. Poteva riuscirci, come aveva fatto Datrios con lei. Formò dentro di sé l’immagine di un muro, e vi si aggrappò con tutte le sue forze.
Niama aggrottò le sopracciglia, indispettito. Shann percepì la sua confusione, ma rafforzò la presa sul muro immaginario. Il Mentale raddrizzò le spalle, recuperando l’espressione divertita. “Vedo che ti rifiuti di collaborare,” disse leccandosi le labbra. “Non c’è problema. Dopo l’interrogatorio di dieci Mentali, i tuoi pensieri diventeranno limpidi come un torrente di montagna.”
Fece un cenno alle guardie. Shann arretrò di un passo, ma non fu abbastanza veloce. Griot le saltò addosso, l’afferrò per la gola e le sbatté la testa con forza sulla parete alle sue spalle. Il dolore le annebbiò la vista, le gambe cedettero. Il ghigno trionfante della guardia fu l’ultima cosa che vide.

Un grido le risuonò nella mente, squillante come i rintocchi di una campana. Svegliati!
Aprì gli occhi. Era in una cella semibuia, illuminata a stento da qualche torcia; doveva trovarsi nei sotterranei del castello. Penzolava, bloccata per i polsi, da catene che pendevano dal soffitto; toccava a malapena terra con le punte dei piedi. Tutto il corpo le doleva come se dovesse spezzarsi in due da un momento all’altro. In piedi, davanti a lei, c’erano dieci Mentali, avvolti nei loro mantelli e con il cappuccio calato sul viso. Appena li vide, Shann si divincolò, in un patetico tentativo di liberarsi. Ricostruì frenetica dentro di sé l’immagine del muro.
Ci hai delusi, Shann, pensò uno dei Mentali. Molto delusi, cantilenarono in coro gli altri nello stesso istante. Le loro voci le echeggiarono nella mente, e un rivolo di sudore le agghiacciò la pelle scivolando lungo la schiena. Tentò di calmare il respiro affannoso, ma il suo corpo si ribellò e fu scosso da un tremito che provocò uno scroscio di tintinnii delle catene.
Da quanto tempo ti sei unita alla Resistenza? chiese qualcuno. Era frustrante non riuscire a riconoscere chi aveva davanti. Tra i suoi aguzzini potevano anche esserci dei Mentali che, fino al giorno prima, considerava amici.
“Non faccio parte della Resistenza,” rispose in un sussurro. Sentì i pensieri dei Mentali attaccarla da ogni lato, ma resistette.
Non ti crediamo, pensò qualcuno alla sua destra. Non ti crediamo, ripeterono tutti gli altri, e il loro dubbio le stilettò la pelle come una cascata di uncini. Uno spasmo le contrasse i muscoli.
Dicci i nomi dei membri della congiura, ordinarono i Mentali, e la testa le vorticò sotto la sferza dei loro pensieri. “Non so chi fa parte della congiura,” rispose, digrignando i denti.
Menzogna! gridarono tutti all’unisono. La travolsero con il loro potere, facendola roteare come un cencio investito da una folata di vento. Una vampa di fuoco le esplose nella mente, divorando la sua anima. Il sudore le sgorgò fuori da ogni poro, si avvinghiò con le dita alle catene per resistere all’attacco. Era solo un’illusione, non stava andando a fuoco, si ripeté tentando di convincersi, ma una nuova fiammata la investì e lei si annullò in un urlo atterrito, che la lasciò senza forze. L’erba tra le commessure del muro s’incendiò, alcuni mattoni cominciarono a fumare.
Resisti, Shann, pensò uno dei Mentali, con un sussurro così flebile che si convinse di essere impazzita, di averlo solo immaginato. Sconvolta, aprì gli occhi, fissò i suoi torturatori con la vista appannata dal dolore. Nascosti dai mantelli, erano identici tra loro. Impossibile riconoscerli.
La sensazione del fuoco che la divorava svanì da un momento all’altro, e Shann si ritrovò a boccheggiare, lacerata dal supplizio che aveva dovuto sopportare.
Le voci ripresero a tormentarla scivolandole nella mente in una cantilena ipnotica. Dicci i nomi dei ribelli, intimarono.
“Non conosco nessun ribelle,” ripeté Shann a denti stretti, e un’onda di freddo le paralizzò il corpo. Il sangue le si congelò nelle vene, i muscoli delle braccia si contrassero, sferzati dai brividi; mille aghi di ghiaccio le penetrarono nella pelle. Shann si attaccò al muro, spaventata dal rumore dei suoi stessi denti che battevano, certa che il suo corpo si sarebbe sbriciolato a forza di tremare. I mattoni si fessurarono, scricchiolarono nella stretta implacabile del ghiaccio. Alcuni esplosero, e Shann sussultò. Al di là del muro intravide il volto sorridente di un giovane.
Lacrime di rabbia le sgorgarono dagli occhi, senza che riuscisse a frenarle. Se i Mentali fossero riusciti a penetrare nei suoi pensieri e avessero carpito anche solo un frammento del viso di Datrios, l’avrebbero riconosciuto, catturato e giustiziato.
Coraggio, le sussurrò un pensiero gentile, che le carezzò appena la mente ma la fece sobbalzare come se fosse stata trapassata da una freccia. L’aiuto insperato di uno dei suoi torturatori le regalò nuove energie. Shann gridò, buttando fuori tutto il suo tormento. Serrò le palpebre, aggrappandosi al muro, ricostruendolo mattone dopo mattone.
Si rilassò, esausta, e il gelo svanì così com’era venuto. Riaprì gli occhi, cercando di fissare con fierezza i suoi torturatori. Era sfinita; ancora un attacco e avrebbe perso le forze, lo sapeva. Sarebbe stata divorata dal terrore della sua stessa mente. Non aveva importanza, si convinse conficcandosi le unghie nei palmi delle mani. Avrebbe resistito; era felice di dare la vita pur di salvare Datrios.
Sentì delle voci concitate echeggiare lungo i corridoi delle prigioni, il tintinnio di spade che cozzavano tra loro. Scosse la testa, cercando di snebbiarsi la mente; poteva essere solo uno scherzo delle sue orecchie martoriate dal fuoco, piagate dal gelo.
Dicci i nomi dei ribelli, ripeterono per l’ennesima volta i Mentali. Shann si morsicò le labbra, facendone sprizzare il sangue. Chiuse gli occhi, lasciando ciondolare la testa in avanti; non aveva più fiato per rispondere. Nella mente le apparve l’immagine di una schiera di giganti armati di martelli. Sollevarono le armi, si scagliarono contro di lei, la investirono con la loro furia. Shann urlò, mentre le sue ossa si spezzavano. I giganti si avventarono sul muro, alcuni mattoni si sgretolarono, ma lei gridò fino a frantumarsi le corde vocali, tornando a erigere la sua difesa ogni volta che veniva abbattuta.
Coraggio, Shann! La esortarono alcuni Mentali. Stordita, spalancò gli occhi. Vide tre Mentali sollevare il cappuccio, socchiudere le palpebre e rivoltarsi contro i loro compagni. Shabaat, Puna, Raluda. I suoi amici migliori; i compagni di una vita.
Alcuni dei Mentali attaccati crollarono a terra in preda alle convulsioni, con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Nello stesso istante, la porta della cella andò in frantumi, e fece irruzione Datrios, seguito da una ventina di ribelli.
Fu come se un raggio di sole avesse disintegrato le tenebre. Shann rialzò la testa, guardandolo incantata, mentre il muro nella sua mente si polverizzava.
Datrios non prestò attenzione alla battaglia che scoppiò nella cella, ai Mentali che combattevano tra loro, ai ribelli che si avventavano sulle guardie. Non aveva occhi che per lei. Si precipitò al suo fianco, spezzò le catene che le ghermivano i polsi colpendole con una spada. La spada d’argento di re Nadat.
Shann si afflosciò nel suo abbraccio, singhiozzando per il sollievo. “Non avere paura,” disse Datrios stringendola a sé. “Il tiranno è caduto, la Resistenza ha vinto. È tutto finito.”
Lo sguardo le cadde sulle proprie mani, sulle braccia. Credeva di essere ricoperta di piaghe, delle ferite che le avevano procurato i Mentali con la loro tortura. La pelle, invece, era intatta. Fissò Datrios scioccata.
“Stai bene? Cosa ti hanno fatto?” chiese lui afferrandola per le spalle. Tutta la paura che aveva provato per lei finché era prigioniera le zampillò nella mente, insieme al suo amore.
Shann lasciò che un sorriso le affiorasse sulle labbra. Aveva resistito alle torture. Il re era stato sconfitto, e Datrios l’amava. La sua vita, finalmente, aveva un significato. “Sto bene,” disse, abbandonandosi nel suo abbraccio.
Il suo stesso sorriso fiorì sul volto di Datrios come in uno specchio. Si chinò verso di lei e la baciò, mentre gli echi della battaglia si spegnevano e le grida di trionfo dei ribelli risuonavano nella cella.

Edited by Mariodm93 - 1/8/2011, 15:15
 
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Deborah76
view post Posted on 1/7/2011, 16:59




Prima di commentare, vorrei fare una breve premessa (che per amor di uguaglianza replicherò in tutti gli altri commenti): leggerò tutti i racconti, e uno per volta li commenterò. La mia è solo un'opinione scanzonata senza pretese tecniche, nel rispetto dell'autore/autrice. Scrivere è mettere in luce un po' di noi stessi, perciò: un applauso a tutti!

Che bello! *_* Questo racconto mi ha presa molto, scritto davvero bene. Ha mantenuto la mia curiosità dall'inizio alla fine... che per una volta tanto è lieto! ^^
Complimenti all'autore/autrice!
 
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Angela1993
view post Posted on 11/7/2011, 09:05




L'idea dei Mentali non è male, ma secondo me poteva essere sfruttata meglio. Invece
la storia mi è sembrata prevedibile e molto generica sia nello sviluppo sia nella base di partenza. Quindi, mi dispiace, ma il racconto non è riuscito a prendermi.
 
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Nauthiz7
view post Posted on 17/7/2011, 09:53




Mi è piaciuto, anche se alcuni punti mi hanno lasciato un po' di amaro in bocca per lo sviluppo frettoloso che ha fatto calare il ritmo; ad asempio quando Shann riconosce Datrios che confabula con un ribelle, sarebbe stato meglio spendere due parole in più sul suo turbamento. Stessa cosa sulla frase "Non era necessario essere un Mentale per capire che stavano complottando contro il re": non è credibile come presupposto, se l'autore non fornisce qualche elemento in più. Avrebbero potuto parlare di qualsiasi altra cosa, sembra una frase messa lì per evitarsi la fatica di spiegare meglio. Anche sulla battuta finale di Shann si poteva lavorare di più, rendendola più forte e meno banale. Non sono d'accordo sul fatto che la storia sia generica; per quanto riguarda l'originalità, credo che le cose davvero originali siano merce rara anche il libreria. Mi sono piaciute moltissimo le descrizioni, mai ripetitive, delle torture subite: niente di sfofisticato, ma rendono benissimo l'idea.
 
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Nonno D'acciaio
view post Posted on 18/7/2011, 16:23




PREMESSA:
Le mie critiche ai racconti vogliono essere costruttive e, se possibile, aiutare gli autori a migliorare non solo il loro scritto ma anche il loro stile. Non sono nessuno e non mi credo chissaché ma penso che un parere sincero valga più di mille opinioni false o mezze parole.

Il racconto è veramente buono, scritto in maniera lineare e scorrevole. L'originalità delle situazioni è sicuramente anch'essa un punto a suo favore. Purtroppo però, pago anche del fatto di essere limitati dal numero di battute, la trama non riesce a dare quell'evoluzione tale da renderlo veramente originale. Tutto si svolge in modo alquanto cadenzato e prevedibile forse anche per il voler raccontare troppo in troppo poco spazio.
La caratterizzazione dei personaggi è buona, approfondita e reale nelle sensazioni descritte all'interno della linea narrativa, però gli manca qualcosa: io personalmente avrei raccontato meno — soprattutto nella parte introduttiva — dando più spazio al finale. Queste però sono solo scelte di stile.
Se dal punto di vista semantico le descrizioni toccano le corde giuste, da quello sintattico e della formattazione — molto giusta e ben ponderata — ci sono piccoli suggerimenti che si dovrebbero tenere in considerazione. Come il fatto che prima della chiusura di un discorso diretto è sbagliato inserire la punteggiatura (piccole eccezioni escluse) e che prima di una congiunzione "e" difficilmente una virgola trova spazio se non in determinate situazioni.
A parte questi dettagli il racconto è bello, piacevole e merita sicuramente. Pollice su.
 
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Cronos79
view post Posted on 18/7/2011, 23:09




La storia mi è piaciuta molto, l'ho trovata originale e scritta bene.
Mi ha un pò deluso il finale, ma resta un buon lavoro.
Complimenti.
 
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5 replies since 1/7/2011, 00:09   153 views
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