INTERVISTA A SILVIA MOLINETTIAUTRICE DI HILDRUS, EDITO DA RUNDE TAARN EDIZIONI
***
Ciao Silvia! Ok, mai dire l’età di una donna, però sei giovane e quindi mi permetto di darti del tu.
Dunque, come ti descriveresti?Come una normale ragazza di diciotto anni alle prese con la maturità e la scelta dell’università.
Dove vivi e come è il rapporto con la tua terra di origine?Vivo a Chiavenna, una cittadina in provincia di Sondrio vicina al confine con la Svizzera. E’ una valle davvero fantastica, con dei paesaggi che personalmente adoro. Ho un bel rapporto con la mia città natale e per ora non ho sentito il bisogno di lasciarla.
Hai degli hobby particolari (oltre alla scrittura, ovviamente)?Neanche a dirlo mi piace molto leggere e, qualche volta, disegnare i miei personaggi, senza però ottenere troppo successo! Frequento inoltre un corso di karate da ormai nove anni, darò l’esame per il secondo dan a settembre.
Parlaci un po’ di HILDRUS. Da cosa nasce questa storia?Questa storia nasce dalla grande passione che ho sempre avuto per il mondo fantastico, sin da bambina. Non appena sono stata in grado di scrivere correttamente, mi sono messa in testa di creare una storia tutta mia.
HILDRUS è un romanzo fantasy-avventuroso per ragazzi. I due protagonisti, Alessandro e Sarah, presentano delle caratterizzazioni ben definite. Le spiegheresti a chi non ha ancora letto il libro? Alessandro e Sarah sono due gemelli ma, nonostante la notevole somiglianza fisica, sono davvero diversi: il primo è più insicuro, sempre pronto alla battuta, in un certo senso più simile a me, mentre Sarah ha un carattere più deciso, è più seria e controllata, diciamo la tipica eroina fantasy.
Il mondo descritto in HILDRUS è molto particolare, sia per i personaggi che lo abitano, sia per i luoghi stessi. Come lo presenteresti a un viandante che sta per accedervi?Lo presenterei come un mondo fantastico in cui smarrirsi anche per pochi minuti per estraniarsi dalla vita quotidiana, senza però prenderlo con troppa leggerezza: è un mondo con una sua storia e con delle regole precise, a cui tutti devono attenersi.
Quando hai cominciato a scrivere e a inventare storie?Ho sempre avuto voglia di scrivere, ma l’avvenimento che ha fatto davvero scattare la molla è stata la terza media. In quel periodo ero stata presa di mira da un gruppo di bulli della mia classe: non ne parlavo con nessuno, nemmeno coi miei genitori, e così ho trovato nella scrittura un momento di evasione e di soddisfazione personale, che mi aiutava ad andare avanti.
Quanto c’è di te nei personaggi che crei?Non tantissimo a dire il vero. Di solito cerco di creare dei personaggi con una determinata storia alle spalle e, di conseguenza, un carattere preciso. Preferisco non inserire elementi autobiografici nei miei personaggi.
Hai avuto degli ispiratori per la tua opera? Ovviamente sì. Oltre a Tolkien, a cui ho “rubato” l’idea degli elfi alti e belli, anche la saga dei Cavalieri di Smeraldo di Anne Robillard mi è stata di notevole aiuto anche se, con mia somma tristezza, non saprò mai come andrà a finire dato che in Italia hanno deciso di non pubblicarla più e, essendo a dir poco ignorante in francese, non posso nemmeno recuperarla in lingua madre. Questi due sono stati i due grandi aiuti durante la stesura.
In una parola, cos’è per te la scrittura?Passione.
Come scrivi? Di getto, stilando una scaletta degli avvenimenti o altro?Un po’ e un po’, se così si può dire. Ovviamente cerco di avere una trama a grandi linee, con un inizio e una fine ben precisati e con alcuni passaggi intermedi già definiti. Per il resto libero l’immaginazione e cerco di divertirmi durante la stesura del testo facendo muovere i personaggi in modo anche inaspettato: dopotutto l’importante è proprio lasciarsi coinvolgere dalla narrazione e divertirsi.
Quanto tempo hai impiegato per scrivere HILDRUS?Ho impiegato due anni effettivi. Ovviamente prima di inviare il manoscritto alla casa editrice (qualche anno più tardi rispetto al completamento del testo), ho ridato un’occhiata.
Qual è la tua atmosfera ideale per la scrittura?Quello che mi serve veramente per scrivere è il silenzio. Posso essere in qualunque luogo, in casa o fuori, ma nessuno deve parlarmi. In effetti tendo a diventare irritabile se qualcuno m’interrompe! Inoltre nessuno deve guardare quello che scrivo nel momento in cui lo faccio. Non so perché, ma se qualcuno legge mi blocco e non scrivo più.
Come ti sei avvicinata agli editori?Alla fiera del libro di Torino del 2008 ho girato un po’ fra gli stand che pubblicavano fantasy, informandomi su quali case editrici pubblicassero opere di scrittori emergenti. Poi ho inviato loro il manoscritto: una volta avute le risposte ho scelto fra quelle positive quella che, a mio parere, era la migliore.
Chi è il tuo autore preferito?Ne ho tanti. Il preferito in assoluto è Clive Cussler, anche se scrive avventura e non fantasy. Se invece parliamo di fantasy, allora non posso non nominare Margaret Weise e Tracy Hickman con le dragonlance.
E il genere di libri che non ti interessano?I romanzi d’amore. Fatemi leggere di tutto, ma non rosa!
A tuo parere, cosa occorre per diventare un bravo scrittore?La fantasia e la passione prima di tutto: poi, ovviamente, un buono stile di scrittura e una buona base letteraria alle spalle. Se non si legge, a mio parere, non si può nemmeno scrivere.
Hai nuovi progetti in cantiere? Può svelarci in esclusiva delle news?Posso solo dire che l’uscita del secondo volume della trilogia è sicura. Per quel che riguarda altri progetti, sono una tomba!
Grazie per averci concesso quest’intervista! A presto!
